L’emergenza COVID-19 ha rivoluzionato il destino del calcio mondiale ed in questi giorni ogni Federazione sta attuando le misure più opportune per fronteggiare la problematica. E’ notizia di queste ultime ore che la FIGC (come lo scrivente aveva già ipotizzato) sta predisponendo dei nuovi moduli tipo da far firmare a tutti quei club e giocatori che vogliono proseguire il rapporto fino al termine della corrente stagione calcistica, prorogata al 31/08/2020.
Fino ad allora sarà possibile depositare soltanto accordi preliminari, che avranno efficacia dall’inizio della nuova stagione calcistica, quindi da settembre in poi. Tra le diverse notizie di mercato iniziano a circolare anche quelle riguardanti giocatori con clausole rescissorie già presenti o da inserire nei contratti. Cerchiamo di capirne di più.
- 1. Cos’è la clausola rescissoria o buy-out clause?
- 2. Cos’è la clausola di rilascio o release clause?
- 3. Differenze e conclusioni
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Cos’è la clausola rescissoria o buy-out clause?
La c.d. clausola rescissoria a livello calcistico è regolata dall’art. 17, comma 2, delle Regulations on the Status and Transfer of Players:
“Il diritto al risarcimento non può essere assegnato a terzi. Se un professionista è tenuto al risarcimento, il professionista e il suo nuovo club sono responsabili in solido per il suo pagamento. L’importo può essere stipulato nel contratto o concordato tra le parti.”
Il vantaggio di questa clausola è che le parti concordano reciprocamente l’importo fin dall’inizio e lo fissano nel contratto. Pagando questo importo al club, il giocatore ha il diritto di recedere unilateralmente dal contratto di lavoro in qualsiasi momento e senza un motivo valido, anche durante il periodo protetto. Quindi al giocatore non può essere imposta alcuna sanzione sportiva come conseguenza della interruzione contrattuale anticipata.
L’utilizzo del termine rescissione, invero, è assolutamente improprio in quanto, da un punto di vista giuridico, si parla di rescissione (artt. 1447-1452 c.c.) ogni qualvolta vi è un’anomalia al momento della conclusione del contratto, tale da viziare il consenso. Ovviamente non è il nostro caso, giacché la clausola in esame prevede il pagamento di un corrispettivo a fronte del recesso unilaterale da parte del giocatore. Si tratta, quindi, piuttosto di una multa penitenziale (art. 1373 c.c.).
Per questo motivo, la clausola rescissoria deve essere prevista innanzitutto dall’ordinamento giuridico del paese in cui viene stipulata. In caso contrario la clausola sarebbe contra legem e chi la sottoscrive non può invocare il Regolamento FIFA che non può in alcun modo sopperire a carenze legislative nazionali. Sul punto, infatti, è bene sottolineare che esistono ordinamenti giuridici in cui la clausola in esame è lecita ma non imposta (es. Italia) ed altri in cui invece oltre ad essere lecita è imposta. E’ il caso della Spagna che ha preso questa strada a partire dal 1985 con il Real Decreto n. 1006 del 26 giugno che regola il rapporto di lavoro speciale degli sportivi professionisti (“RD 1006”). In particolare, l’art. 13 del RD prevede il recesso del rapporto di lavoro esistente tra una squadra e un calciatore “per volontà dello sportivo professionista“. In questo caso, ai sensi dell’articolo 16.1 del RD, “il recesso del contratto dovuto alla volontà dello sportivo senza causa imputabile al club, dà diritto a quest’ultimo, se del caso, a un risarcimento che in assenza di un accordo reciproco dovrà essere determinato dalla giurisdizione del lavoro in conformità con le circostanze sportive, i danni causati all’entità, i motivi della rottura e il resto degli elementi che il giudice ritiene appropriati […] ”.
Inoltre, l’articolo 2.2 del quinto libro del regolamento generale della Lega spagnola, stabilisce che la registrazione di un calciatore in una squadra può essere annullata mediante il recesso unilaterale del contratto da parte del giocatore, a condizione che il giocatore depositi il risarcimento richiesto per il recesso stabilito nel contratto che intenda terminare.
Questo aspetto, tipico delle buy-out clause, impone che sia il giocatore a pagare il prezzo previsto nel contratto per potersi liberare dall’attuale società e firmare con la nuova. Tuttavia solitamente i giocatori non sono in grado di pagare simili cifre, per questo motivo i soldi vengono girati a loro dai nuovi club. Tale passaggio comporta a volte delle problematiche di natura fiscale, in quanto la somma di denaro accreditata sul conto corrente del giocatore viene tassata. Quindi spesso il prezzo che la nuova società dovrà pagare sarà superiore rispetto alla cifra indicata dalla clausola rescissoria.
Cos’è la clausola di rilascio o release clause?
La c.d. clausola di rilascio è una condizione posta nel contratto del giocatore in base alla quale la società che ne detiene il diritto alle prestazioni sportive si impegnerà a vendere l’atleta ad una cifra prestabilita e, spesso, al verificarsi di determinati eventi (es. qualificazione CL, reti complessive, ecc). Questo “codicillo”, quindi, consente ad una società acquirente di portare a termine l’accordo a condizioni già fissate direttamente dalla società venditrice, similmente a quanto previsto dall’art. 1353 del c.c. Effettuata l’offerta secondo le condizioni previste dal contratto, la società acquirente può discutere col giocatore i termini del salario.
Tale previsione non è regolamentata dalla FIFA, che disciplina unicamente le buy-out clause, quindi la possibilità di stipulare un contratto condizionato è subordinata alla liceità di tale accordo nel sistema giuridico di riferimento.
Differenze e conclusioni
La differenza, che ad un’occhiata distratta può apparire sottile, in realtà è importante in quanto una clausola scritta male potrebbe essere interpretata dalla DRC della FIFA (l’organo arbitrale che dirime simili vertenze) come release clause e non buy-out clause, generando un evitabile contenzioso tra acquirente, venditore e giocatore.
Infatti la buy-out clause (“clausola rescissoria”) taglia completamente fuori la società che detiene il diritto alle prestazioni sportive, in quanto il giocatore si appropria del cartellino, recedendo dal contratto dietro pagamento di una certa cifra. Al contrario, la release clause (“clausola di rilascio”) mantiene vivo il rapporto tra acquirente e venditore e lo conclude su binari già prefissati, sollevando il giocatore dall’onere di pagare di tasca sua.
In buona sostanza gli effetti delle due clausole sono simili, ossia consentono di acquistare un giocatore pagando una certa cifra, ma le metodiche utilizzate sono differenti. Inoltre, dato che in entrambe le clausole sono specificati anche i termini di pagamento – immediati nella buy-out e solitamente stringenti nella release – a volte gli accordi vengono chiusi al di fuori di esse a cifre diverse ma a condizioni più agevoli. In questi casi, quindi, l’importo indicato nelle clausole diventa la base di partenza su cui trattare.
Avv. Felice Raimondo
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