Da un paio di giorni è la notizia che tormenta le notti del giovane attaccante milanista: dove trovare 16,5 milioni di euro per risarcire lo Sporting Lisbona?
Ebbene, grazie ad uno scrupoloso lavoro di ricerca dello scrivente, per la prima volta tifosi e media italiani potranno conoscere le reali motivazioni poste alla base della condanna subita da Rafael Leao.
Prima di addentrarci nella notizia, chi è interessato ai principi giuridici posti alla base dello svincolo contrattuale, può leggere questo approfondimento del 7 agosto 2019: L’art. 17 del regolamento FIFA sui trasferimenti dei giocatori.
Il 19 febbraio 2020 è filtrato sui media lusitani l’esito del procedimento dinanzi al TAD portoghese (Tribunal Arbitral do Desporto) che ha visto fronteggiarsi l’attaccante Rafael Leao contro la sua ex squadra portoghese. Il casus belli è stata l’aggressione subita da diversi giocatori dello Sporting a metà maggio 2018 da parte di un gruppo di ultras lusitani, frustrati per l’andamento della loro squadra del cuore. La reazione legale di molti calciatori, traumatizzati dall’accaduto, fu quella di chiedere l’interruzione contrattuale per giusta causa ed è stato proprio così che Leao è riuscito a liberarsi dallo Sporting Lisbona, firmando successivamente con i francesi del Lille, che quindi hanno tesserato il calciatore senza scucire un euro.
Lo Sporting Lisbona, ovviamente, ha contestato le decisioni dei calciatori di liberarsi a costo zero, raggiungendo un accordo con la maggior parte di loro ed i nuovi club. Non fu così per Leao, la cui interruzione contrattuale divenne oggetto di due distinti giudizi: uno dinanzi al TAD portoghese (promosso dal calciatore per ottenere lo svincolo) e uno successivo dinanzi alla FIFA (promosso dallo Sporting). Ed è proprio questo il motivo che ha portato fuori strada il 99% dei media italiani ed inizialmente anche lo scrivente, venuto a conoscenza dei dettagli della disputa legale soltanto in un secondo momento, grazie anche alla lettura della decisione originale del TAD portoghese, composta da 327 pagine.
TAS o TAD? Ecco perché è sorta confusione circa l’organo giudicante.
Il contratto di lavoro sportivo stipulato tra il calciatore Rafael Leao e lo Sporting Lisbona prevedeva una clausola compromissoria, cioè un obbligo di entrambe le parti di sottoporre preventivamente eventuali dispute legali dinanzi ad un organo preciso: il Tribunal Arbitral do Desporto, ossia il TAD, arbitrato portoghese. Che tradotto in italiano è Tribunale Arbitrale Sportivo, ossia TAS. Dunque l’ignoranza di questo fondamentale aspetto, unitamente all’omonimia dei due organi giudiziari, ha prodotto l’equivoco. Corroborato dal comunicato dello Sporting relativamente al ricorso presso la Camera Arbitrale della FIFA, che nel mese di febbraio 2020 ha dichiarato inammissibile il ricorso del club lusitano.
La pagina del quotidiano Record del 27 febbraio 2020, che rivela la sconfitta dello Sporting dinanzi alla FIFA ed annuncia il ricorso al TAS di Losanna:
Attenzione: è assolutamente vero che le decisioni della Dispute Resolution Chamber della FIFA si appellano dinanzi al TAS di Losanna, ma chiaramente la decisione giunta pochi giorni fa non è già quella dei giudici svizzeri, bensì quella degli arbitri portoghesi che parallelamente stavano giudicando la contesa tra Leao e lo Sporting sulla base della clausola compromissoria. Ed è proprio per questo motivo che la FIFA ha dichiarato inammissibile il ricorso avviato successivamente dallo Sporting, riconoscendo nel TAD l’autorità competente a giudicare la disputa in prima istanza, competenza riconosciuta dallo stesso TAD, laddove afferma che:
“Le Parti hanno firmato un accordo di arbitrato, ossia una clausola compromissoria che fa parte del contratto di lavoro che hanno stipulato e che recita rispettivamente nelle clausole 10 e 11, “… le Parti concordano di conferire competenza esclusiva e definitiva per risolvere qualsiasi contenzioso derivante dal presente Contratto o relativo al tribunale arbitrale per lo sport (TAD), in conformità con le disposizioni della legge TAD, approvata dalla legge n. 74/2013, del 6 settembre, e dal regolamento e dai costi Procedure rientranti nell’ambito di applicazione dell’arbitrato volontario TAD. “,” Nel caso in cui una delle parti risolva il presente contratto facendo valere tale causa giusta e il tribunale arbitrale dello sport, conformemente alle disposizioni del numero 10 di cui sopra, non riconosca la sua esistenza, sarà costituito nell’obbligo di risarcire la controparte per i danni causati dalla condotta illecita, stabilendo, ora, come clausola penale, l’importo da pagare e che sarà il seguente… “.
Invocando queste clausole, entrambe le Parti hanno riconosciuto nel processo la giurisdizione del tribunale arbitrale per lo sport di ascoltare le pretese dedotte, l’attore quando ha avviato l’azione arbitrale e il Convenuto quando ha assunto la posizione procedurale con domanda riconvenzionale, quindi il comportamento procedurale del Convenuto deve ritenersi conclusivo nell’accettare la giurisdizione di questa Corte. Inoltre, il Convenuto non ha aggiunto l’incompetenza del TAD alle eccezioni preliminari che ha espressamente sollevato, che sono state discusse solo il 31/10/2018, già oltre il periodo previsto dall’articolo 18, n. 4, della LAV (…)
(…) Alla luce di quanto precede, la Corte ritiene che una sua decisione, in questa fase del procedimento TAD e in assenza di una definizione nella Camera di risoluzione FIFA, che interpreti l’accordo di arbitrato come soggetto a una condizione di risoluzione implicita capace di innescare un’altra giurisdizione, in particolare quella della FIFA, potrebbe, nel campo delle ipotesi, generare una totale assenza di giurisdizione, quindi una situazione intollerabile alla luce della natura dei diritti rivendicati in questa sede, ma soprattutto alla luce dell’articolo 20 della Costituzione della Repubblica portoghese.
Considerando ciò che non è controverso, tenendo conto del principio costituzionale pro actione, nonché il valore della stabilità dell’istanza creata dalla volontà esplicita delle Parti e il dovere di conoscere e giudicare rapidamente come è proprio dei processi che si svolgono secondo i termini dinanzi al TAD, questa Corte si è dichiarata competente per la risoluzione della presente controversia.”
Quindi, qualora lo Sporting abbia realmente impugnato la decisione della FIFA dinanzi al CAS, nel caso in cui il ragazzo faccia lo stesso con la decisione del TAD (qualora non vi siano altri gradi di giudizio portoghesi) è presumibile che in Svizzera vi sia una riunione dei due procedimenti. Dunque il CAS di Losanna sarà l’ultima autorità giudiziaria ad esprimersi sulla vicenda. E lo farà sulla base della legge scelta dalle parti, ossia quella portoghese (clausola compromissoria) ed in subordine il diritto svizzero.
E’ probabile che in questa sede lo Sporting provi nuovamente a tirare dentro il Lille, come già fatto in modo improprio dinanzi alla FIFA (vista la presenza della clausola compromissoria, ben nota al club…). Infatti il Lille è chiaramente più solvibile di Leao. Tuttavia, nel momento in cui i giudici di Losanna analizzeranno il fascicolo TAD n. 61/2018 (Attore Leao, convenuto Sporting) noteranno come gli arbitri portoghesi, sulla base di due diverse testimonianze, hanno appurato che il Lille non ha contattato il ragazzo prima che lo stesso inviasse la lettera di interruzione contrattuale allo Sporting. Dunque non può ritenersi provato che il Lille abbia indotto Leao a rompere con il club portoghese.
Il contenuto della decisione del TAD

Dopo un arbitrato durato due anni, il TAD si è pronunciato in favore del club portoghese, condannando Leao a pagare 16,5 milioni al suo ex club ed obbligando contestualmente anche lo Sporting a versare al giocatore 40.000 euro per le molestie subite.
Ecco il dispositivo della decisione TAD pubblicato dal quotidiano A Bola:
Inoltre grazie alle pagine di Publico, quotidiano portoghese di Lisbona, emergono anche i dettagli che hanno indotto gli arbitri a condannare Rafael Leao.
Ad inchiodare il ragazzo, infatti, è stato il comportamento avuto dopo l’interruzione contrattuale con lo Sporting Lisbona.
Anche se il TAD ha ritenuto che il comportamento di Bruno de Carvalho (ex presidente dello Sporting) ha disturbato e influenzato “la dignità dell’atleta Rafael Leao, destabilizzando il rapporto di lavoro”, dando motivi al giocatore di terminare il contratto, un messaggio scambiato dall’attaccante con l’ex presidente, il soggiorno in Alcochete (sede dell’aggressione) per tre giorni e la disponibilità mostrata da Leao di tornare allo Sporting dopo la rescissione, sono state alle base della condanna subita dal giovane talento portoghese.
Circa 20 giorni dopo l’annuncio che lo Sporting aveva perso l’azione legale dinanzi alla FIFA relativamente alle cessazioni per giusta causa di Reuben Ribeiro e Rafael Leo, ossia gli unici atleti che non hanno raggiunto un accordo con il loro ex club dopo l’interruzione contrattuale, lo Sporting ha ottenuto una vittoria legale dinanzi al TAD (giudizio promosso dal giocatore) che tuttavia ha riconosciuto la giusta causa quale motivo di interruzione contrattuale.
Nella sentenza TAD alla quale il quotidiano Publico ha avuto accesso, si può leggere che il comportamento di Bruno de Carvalho nelle settimane precedenti l’aggressione ad Alcochete (sede dei campi di allenamento dello Sporting) ha “disturbato e influenzato la dignità dell’atleta Rafael Leao, destabilizzando il rapporto di lavoro, non consentendo al giocatore di immaginare qualsiasi altro obiettivo se non quello di vessare gli atleti dello Sporting”. Gli arbitri di Losanna aggiungono che “l’immediata apertura dei procedimenti disciplinari nei confronti del ragazzo non aveva alcun fondamento lecito, così lo Sporting ha commesso la pratica delle molestie che conferisce a Leão il diritto al risarcimento per avere il club messo a repentaglio il suo buon nome e il suo onore”.
A questo il TAD aggiunge che “Il direttore della sicurezza dello Sporting, Ricardo Gonçalves, aveva anticipato che si sarebbero potuti verificare atti di violenza [ad Alcochete] da parte dei tifosi, non avendo fatto tutto il possibile per evitarli, come poi purtroppo è accaduto. Pertanto, attraverso la pratica delle molestie e della violazione delle norme di sicurezza, viene soddisfatto il primo requisito relativo al concetto di giusta causa: la grave e colposa violazione degli adempimenti contrattuali da parte del datore di lavoro”, si può leggere nel giudizio.
Tuttavia, il comportamento avuto da Rafael Leão nelle settimane successive alla interruzione del contratto ha sconfessato, secondo il TAD, i motivi addotti dal giocatore per porre fine al legame contrattuale. Infatti il Collegio portoghese sottolinea che “dopo l’aggressione subita nel centro sportivo, Rafael Leão vi rimase per tre giorni, fino a quando non fu trasferito nella città di Porto su iniziativa e decisione di suo padre”. Successivamente, il TAS ricorda che “il 10 giugno 2018, in occasione del compleanno di Leão, il ragazzo ricevette dall’allora presidente dell’epoca, Bruno de Carvalho, un messaggio di congratulazioni con il seguente contenuto “Un forte abbraccio, campione! Bruno de Carvalho “. Il denunciante [Rafael Leão] rispose all’allora presidente come segue: “Grazie. Restiamo uniti, Boss”. Inoltre, il TAD mostra che “all’inizio di settembre 2018 l’autore [Rafael Leão] intendeva tornare allo Sporting, chiedendo anche di risolvere il contratto appena firmato con il Lille” (a causa dei rallentamenti circa l’approvazione del contratto dinanzi all’organismo di controllo finanziario francese, la Direction Nationale du Contrôle de Gestion – DNCG).
Per questi motivi, il TAD ritiene “che, dopo tutto, i comportamenti avuti dal giocatore dopo la violazione del contratto da parte del datore di lavoro e prima della liquidazione contrattuale, rivelano che le molestie subite non erano tali da poter essere considerate decisive ai fini della cessazione contrattuale per giusta causa”.
Per tutto questo, il TAD conclude affermando che il valore di 16,5 milioni di euro “è ragionevole alla luce della libera circolazione dei lavoratori e della libera scelta ed esercizio della professione, poiché è un valore che il mercato era disposto ad attribuire in quel momento, e lo stesso non diventa un ostacolo allo svincolo dell’atleta, consentendogli di svolgere la sua attività professionale al servizio di un altro datore di lavoro sportivo”.
L’avvocato di Rafael Leao, intanto, ha annunciato che impugnerà questa decisione dinanzi al TAS di Losanna, anche perché probabilmente il ragazzo non riuscirà mai a guadagnare 16,5M in tutta la sua carriera. Infatti la condanna riguarda soltanto il giocatore e non anche il Lille che, dunque, come detto sopra, non ha compiuto alcun atto tale da indurre il giocatore a svincolarsi (altrimenti il ragazzo avrebbe potuto tirare in mezzo anche i francesi…) e che in ogni caso non poteva essere condannato dinanzi al TAD e nemmeno dinanzi alla FIFA (per via della clausola compromissoria).
Non a caso Marc Ingla, braccio destro del presidente del Lille, si esprimeva in questi termini a Canal + nel mese di novembre 2018: “Rafael Leao ha risolto il suo contratto il 30 giugno, quindi era libero. Abbiamo colto l’occasione una volta che era senza contratto, abbiamo negoziato con lui e l’abbiamo assunto il 1 agosto. Con Rafael Leao non accadrà con quello che è successo Rui Patricio. Siamo sicuri di noi stessi. ” (ndr, nel caso di Rui Patricio, ex portiere dello Sporting che risolse ugualmente il suo contratto passando poi al Wolverhampton, i due club finirono per concordare una commissione di trasferimento pari a 18 milioni di euro), confermando quanto sancito dagli arbitri portoghesi che hanno ritenuto provato (da due testimoni) il fatto che il Lille non abbia contattato Leao prima del 31/7/2018.
Ciò detto, considerato che Leao all’epoca aveva una clausola rescissoria di 45M, la valutazione fatta dal TAD appare già equa. E ciò viene confermato dal ragionamento espresso dal collegio arbitrale laddove afferma che:
“L’importo incluso in una clausola risolutiva di € 45.000.000,00 (quarantacinque milioni) inserita in un contratto di un atleta che prevede il pagamento di uno stipendio di circa € 5.000,00 euro lordi mensili, un atleta che, nonostante sia una promessa, solo durante l’attuale stagione sportiva è entrato a far parte della prima squadra, non può non essere considerato manifestamente eccessivo, e deve essere ridotto in base all’equità. (…) Infatti, stabilendo la possibilità che un atleta che guadagna circa € 5.000,00 mensili lordi possa recedere unilateralmente dal contratto senza giusta causa pagando € 45.000.000,00, il contratto è protetto al punto da creare una situazione di “incarcerazione contrattuale”, con effetti negativi sulla libertà di lavoro e sull’esercizio della professione. Come riferisce João Leal Amado (giurista portoghese), “i tribunali non possono non essere rigorosi nel controllo dell’importo delle clausole risolutive stipulate nei contratti di lavoro sportivi, poiché la pratica sembra rivelare una tendenza a fissare valori esorbitanti e senza alcuna logica valida“.
L’esperto nominato conclude che il valore situato nella fascia 15-18 milioni di euro è un valore coerente con quelli stabiliti per i giocatori più importanti della generazione dell’atleta in questione, tenendo conto della sua traiettoria, posizione di campo in cui agisce, storiografia degli infortuni, visibilità internazionale e la notorietà del club di origine nell’attuale contesto del calcio europeo, si può concludere che questo era il valore che il club / datore di lavoro poteva aspettarsi di ricevere alla data di risoluzione del contratto di lavoro, tanto più che alla luce dell’ordinamento portoghese nel fissare il risarcimento, il tribunale può considerare solo quei danni prevedibili futuri (articolo 564, comma 2, del codice civile);
Il valore tra 15 e 18 milioni, in particolare € 16.500.000,00 (sedici milioni e cinquecentomila euro) è ragionevole alla luce della libera circolazione dei lavoratori e della libera scelta ed esercizio della professione, poiché è un valore che il mercato era disposto ad attribuire in quel momento, e lo stesso non diventa un ostacolo allo svincolo dell’atleta, consentendogli di svolgere la sua attività professionale al servizio di un altro datore di lavoro sportivo.
Pertanto, questo era l’importo che lo Sporting poteva aspettarsi di ricevere alla data di risoluzione del contratto di lavoro. È vero che questa cifra potrebbe essere molto diversa se il contratto terminasse solo alla fine della stagione 2020/2021. Tale valore potrebbe essere più elevato, nel caso in cui l’atleta abbia una prestazione sportiva che giustifichi tale aumento; ma potrebbe anche essere un valore molto più piccolo, basti pensare all’ipotesi che l’atleta abbia un grave infortunio. Alla luce dell’ordinamento portoghese che stabilisce l’indennità, il tribunale può considerare i danni futuri, purché prevedibili (articolo 564, comma 2, del codice civile). Oltre al fatto che il valore dell’atleta alla fine del contratto è incerto, quindi non indennizzabile, la verità è che le parti intendevano attribuire a Rafael Leão la possibilità di poter disimpegnarsi in qualsiasi momento, motivo per cui prevedevano una “clausola risolutiva”. Ciò vuol dire che l’atleta ha sempre avuto il diritto di recedere dal contratto tra il 15 maggio e il 15 giugno (vedi clausola 8, paragrafo a) del contratto in questione).
Per tutto quanto precede, il collegio arbitrale giudica la domanda riconvenzionale come parzialmente valida, e l’attore è condannato a pagare al convenuto secondo equità, come risarcimento per la risoluzione impropria del contratto di lavoro sportivo, l’importo equo che è considerato € 16.500.000,00 (sedici milioni e cinquecentomila euro)”
Quindi, anche in virtù di quanto spiegato nell’approfondimento relativo all’art. 17 del regolamento sui trasferimenti della FIFA, a parere dello scrivente sembra difficile che questa condanna possa essere ribaltata o diminuita ulteriormente a Losanna.
P.S. questa decisione non tocca in alcun modo il Milan, società che ha acquistato regolarmente il giocatore dal Lille.
UPDATE DEL 4 APRILE 2020
Secondo quanto appreso dallo scrivente, Rafael Leao avrebbe potuto impugnare la decisione del TAD dinanzi alla Corte d’Appello di Lisbona (Tribunal da Relação) fino alla giornata di ieri, venerdì 3 aprile 2020.
Tuttavia il governo portoghese, analogamente a quanto accaduto in Italia, per fronteggiare l’emergenza Coronavirus ha sospeso (tra gli altri) anche i termini per presentare appello e dunque al momento Leao avrebbe guadagnato altro tempo per preparare la sua difesa dinanzi alla Corte d’Appello di Lisbona.
Dunque abbiamo compreso un altro dettaglio: prima di giungere eventualmente a Losanna, la disputa dovrà terminare il suo corso dinanzi alla magistratura portoghese.
Inoltre il giocatore non avrebbe firmato alcuna scrittura privata con la quale stabilire una clausola di solidarietà con i nuovi club. Per questo motivo Mendes, come filtrato anche in Italia, starebbe lavorando per aiutare il ragazzo. In questo caso il Lille, primo club firmatario a seguito della rottura contrattuale, potrebbe essere coinvolto ai sensi dell’art. 17.2 del Regolamento FIFA sui trasferimenti dei giocatori: “Nel caso in cui un professionista debba pagare l’indennità, ne risponderà in solido con la sua società”.
UPDATE DEL 23 APRILE 2020
I media portoghesi confermano che Leao avrebbe impugnato la decisione del TAD dinanzi alla Corte d’Appello di Lisbona, contestando tra le altre cose anche l’importo pari a 16,5M, cifra che – a detta dei suoi legali – il ragazzo non riuscirebbe mai a pagare in vita sua.
Tuttavia da quanto si apprende questa sarebbe l’ultima carta legale per salvare Leao dal tracollo finanziario. Infatti secondo Record la decisione della Corte d’Appello di Lisbona non sarebbe ulteriormente appellabile dinanzi al TAS di Losanna. Un giudice portoghese attualmente in carica a Losanna, inoltre, ha affermato che nel caso in cui la Corte d’Appello confermasse la sentenza del TAD, Leao sarebbe costretto a pagare lo Sporting Lisbona ed il suo ex club a quel punto potrebbe legittimamente procedere con il pignoramento del suo stipendio, case e autovetture.
Infine Record ribadisce che Mendes potrebbe avere un ruolo fondamentale per aiutare il ragazzo, che sta seriamente rischiando di giocare come professionista unitamente per pagare i suoi debiti.
UPGRADE DEL 6 MAGGIO 2020
Stando a quanto riporta il quotidiano Record, come già ipotizzato all’interno di questo articolo, lo Sporting Lisbona ha deciso di presentare ricorso al TAS di Losanna contro la pronuncia di inammissibilità della DRC (Dispute Resolution Chamber), l’organo arbitrale della FIFA che a fine febbraio pronunciò la sua incompetenza a giudicare la vertenza, vista la clausola compromissoria in favore del TAD, l’organo arbitrale portoghese.

Il termine per impugnare la decisione della DRC scadeva oggi e secondo il quotidiano di Lisbona lo Sporting, che per Leao continua a chiedere 45 milioni (l’importo della clausola rescissoria), avrebbe deciso di procedere con il gravame dinanzi ai giudici di Losanna. Stessa sorte per la vertenza contro Rúben Ribeiro, altro giocatore che rescisse il contratto, per il quale lo Sporting chiede 62 milioni di euro (l’importo della clausola rescissoria).
Allo stato attuale, quindi, risultano pendenti due azioni legali:
1) un gravame presso la Corte d’Appello di Lisbona relativamente al ricorso promosso dal calciatore Leao dinanzi al TAD: l’oggetto del contendere è l’importo della clausola rescissoria e la presenza o meno della giusta causa.
2) un gravame presso il TAS di Losanna relativamente al ricorso promosso dalla società Sporting Lisbona dinanzi all DRC: l’oggetto del contendere è, in via preliminare, la competenza della FIFA a giudicare la questione ed in via principale l’importo della clausola rescissoria.
UPGRADE DEL 22 DICEMBRE 2020
Dal Portogallo (Record) non giungono buone notizie per Leao. Come già detto, la sentenza del TAD è stata impugnata dal ragazzo davanti alla Corte d’Appello di Lisbona, ma intanto è provvisoriamente esecutiva. Ciò vuol dire che il creditore pignoratizio può aggredire i beni del debitore. Al momento, quindi, in terra lusitana sono stati pignorati a Leao beni per circa 36.700 euro, ma lo Sporting sta procedendo anche in Francia e in Italia. Il ragazzo non si sta opponendo alle procedure esecutive, che aggrediranno anche una parte del suo stipendio milanista.
Inoltre, ai sensi dell’art. 17.2 del Regolamento FIFA sui trasferimenti dei giocatori, il primo club firmatario dopo la rottura contrattuale (Lille) è responsabile in solido con il giocatore che recede dal contratto: “Nel caso in cui un professionista debba pagare l’indennità, ne risponderà in solido con la sua società”. Club francese che, tuttavia, ha sempre sostenuto di non essere coinvolto nella risoluzione contrattuale (cosa confermata anche dal TAD). Ciò nonostante il regolamento FIFA è chiaro, quindi è presumibile che il Lille possa opporsi ad una eventuale azione esecutiva dello Sporting.
Il club lusitano farebbe senz’altro prima a riprendersi i suoi soldi pignorando il Lille, che peraltro ha da poco cambiato proprietà. Ciò detto, speriamo che Leao non si faccia disturbare da questa vicenda.
Avv. Felice Raimondo
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