Il Milan vuole costruire il suo nuovo stadio nella zona La Maura. Ormai la notizia è di dominio pubblico e confermata anche dal sindaco Sala che di recente ha incontrato Gerry Cardinale, patron di RedBird che, nel medesimo giorno, ha parlato anche con il presidente della Regione Lombardia. L’incontro con i due politici non è casuale perché, infatti, subito dopo sono iniziate a circolare delle indiscrezioni riguardanti il percorso normativo e urbanistico che il Milan vorrebbe seguire per costruire lo stadio nella zona La Maura, oggi destinata all’ippica e che confina in parte col Parco Trenno. Si parla di un’area di circa 70 ettari, quindi grandissima e solo parzialmente vincolata. Il dossier è delicato perché, proprio in virtù del verde massiccio presente nella zona, una parte della politica ha già iniziato a fare le barricate con il PD che, unitamente ad una lista di Sala, oggi depositerà due mozioni contrarie al progetto su La Maura, firmata da 14 consiglieri del centrosinistra, con il consiglio comunale che è composto dal sindaco + 48 consiglieri. Ricordo che il centrosinistra ha 31 consiglieri.
Ma cosa prevede la normativa che, stando a indiscrezioni, vorrebbe percorrere il Milan?
L’accordo di programma è disciplinato dall’art. 34 del TUEL (Testo unico degli enti locali). Parliamo, quindi, di una legge che va seguita alla lettera. Ecco il testo completo:
1. Per la definizione e l’attuazione di opere, di interventi o di programmi di intervento che richiedono, per la loro completa realizzazione, l’azione integrata e coordinata di comuni, di province e regioni, di amministrazioni statali e di altri soggetti pubblici, o comunque di due o più tra i soggetti predetti, il presidente della regione o il presidente della provincia o il sindaco, in relazione alla competenza primaria o prevalente sull’opera o sugli interventi o sui programmi di intervento, promuove la conclusione di un accordo di programma, anche su richiesta di uno o più dei soggetti interessati, per assicurare il coordinamento delle azioni e per determinarne i tempi, le modalità, il finanziamento ed ogni altro connesso adempimento.
2. L’accordo può prevedere altresì procedimenti di arbitrato, nonché interventi surrogatori di eventuali inadempienze dei soggetti partecipanti.
3. Per verificare la possibilità di concordare l’accordo di programma, il presidente della regione o il presidente della provincia o il sindaco convoca una conferenza tra i rappresentanti di tutte le amministrazioni interessate.
4. L’accordo, consistente nel consenso unanime del presidente della regione, del presidente della provincia, dei sindaci e delle altre amministrazioni interessate, è approvato con atto formale del presidente della regione o del presidente della provincia o del sindaco ed è pubblicato nel bollettino ufficiale della regione. L’accordo, qualora adottato con decreto del presidente della regione, produce gli effetti della intesa di cui all’articolo 81 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, determinando le eventuali e conseguenti variazioni degli strumenti urbanistici e sostituendo le concessioni edilizie, sempre che vi sia l’assenso del comune interessato.
5. Ove l’accordo comporti variazione degli strumenti urbanistici, l’adesione del sindaco allo stesso deve essere ratificata dal consiglio comunale entro trenta giorni a pena di decadenza.
6. Per l’approvazione di progetti di opere pubbliche comprese nei programmi dell’amministrazione e per le quali siano immediatamente utilizzabili i relativi finanziamenti si procede a norma dei precedenti commi. L’approvazione dell’accordo di programma comporta la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza delle medesime opere; tale dichiarazione cessa di avere efficacia se le opere non hanno avuto inizio entro tre anni.
7. La vigilanza sull’esecuzione dell’accordo di programma e gli eventuali interventi sostitutivi sono svolti da un collegio presieduto dal presidente della regione o dal presidente della provincia o dal sindaco e composto da rappresentanti degli enti locali interessati, nonché dal commissario del Governo nella regione o dal prefetto nella provincia interessata se all’accordo partecipano amministrazioni statali o enti pubblici nazionali.
8. Allorché l’intervento o il programma di intervento comporti il concorso di due o più regioni finitime, la conclusione dell’accordo di programma è promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, a cui spetta convocare la conferenza di cui al comma 3. Il collegio di vigilanza di cui al comma 7 è in tal caso presieduto da un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è composto dai rappresentanti di tutte le regioni che hanno partecipato all’accordo. La Presidenza del Consiglio dei Ministri esercita le funzioni attribuite dal comma 7 al commissario del Governo ed al prefetto.
Volendo sintetizzare, è possibile affermare quanto segue. L’accordo di programma è uno strumento normativo che, in presenza di opere di carattere pubblico che coinvolgono più PA, permette di dichiarare la pubblica utilità e di variare il PGT per consentire all’opera di essere eseguita. I soggetti che devono firmare l’accordo di programma sono il presidente della Regione e il sindaco del Comune interessato.
Una volta firmato, l’accordo viene pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione e, solo laddove comporti variazioni urbanistiche, deve essere ratificato dal Consiglio Comunale entro 30 giorni, pena decadenza dello stesso accordo. In mancanza di variazioni urbanistiche, l’accordo è subito esecutivo e con esso la conseguente dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza delle medesime opere; tale dichiarazione cessa di avere efficacia se le opere non vengono iniziate entro tre anni.
Nel caso del Milan l’opera pubblica in questione sarebbe lo stadio che, in considerazione del fatto che dovrebbe essere costruito in una zona in cui due amministrazioni hanno competenze specifiche, cioè il Comune di Milano e la Regione che gestisce il Parco Agricolo confinante con La Maura, necessita i consensi unanimi di Attilio Fontana (presidente Regione Lombardia) e Giuseppe Sala (sindaco di Milano). Mediante l’accordo di programma è possibile procedere con la “variazione degli strumenti urbanistici” con cui si intende non solo la rimozione di vincoli di inedificabilità, ma anche un semplice cambio di destinazione d’uso; sicché tutta l’area de La Maura, ove oggetto dell’accordo di programma e ove preveda la variazione degli strumenti urbanistici, sarà valutata dall’autorità comunale ai fini della ratifica della convenzione.

Secondo il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Agricolo Sud (Link), approvato con legge regionale e che disciplina l’utilizzo di tutta l’area, la zona della Maura e dell’ippodromo di San Siro ricade all’interno dei terreni agricoli e verde di cintura urbana (art. 26) e ricade anche espressamente nella sub-zona impianti sportivi e ricreativi (art. 36).


Il PTC prevede esplicitamente la presenza degli impianti sportivi di interesse generale nella zona de La Maura e, inoltre, “sono comunque ammesse trasformazioni d’uso di edifici e strutture rurali per servizi pubblici o di interesse pubblico promossi dall’ente gestore, dai comuni o altri soggetti istituzionalmente competenti, nonché per attività ricreative, culturali e sportive all’interno delle zone destinate a parco urbano o a standard comunale”. Quindi in teoria anche le cascine degli stallieri poste a nord potrebbero essere utilizzate per usi differenti. Il problema è che quest’ultime risultano vincolate insieme a tutta la zona sud con provvedimento della Soprintendenza regionale del 2004:

Com’è possibile notare la Soprintendenza ha vincolato i terreni privati di proprietà di Snaitech, costringendo la società a utilizzarla solo a fini ippici. Per questo motivo Snaitech nel 2018 aveva impugnato il vincolo con un ricorso al Consiglio di Stato (il TAR in primo grado aveva respinto il ricorso di Snaitech), a cui successivamente è seguita una rinuncia nel 2020 (Link).
La parte vincolata è quasi tutta quella di proprietà di Snaitech (le zone perimetrate di azzurro e colorate di arancione dentro) mentre a nord (zona gialla) ci sarebbe ancora spazio per costruire impianti sportivi nel rispetto del PTC. Il Milan dovrà valutare se quell’area è sufficiente per i suoi scopi e se sono necessarie varianti al PGT di Milano. Un accordo di programma che rispetti pienamente il PTC potrebbe essere recepito dal sindaco Sala che, così facendo, potrebbe convincere i dissidenti o creare una maggioranza favorevole al progetto di RedBird che, anche senza passare attraverso modifiche del PGT, e quindi dal Consiglio Comunale, dovrà comunque essere approvato in Giunta.
Qui sotto (immagine del CorSera) è possibile vedere le dimensioni delle zone: la pista di allenamento del Trenno (48 ettari) è attualmente vincolata insieme all’ippodromo galoppo di San Siro (60 ettari). Invece le zone libere da vincoli sono La Maura e La Maurina (32 ettari complessivi, ossia lo stesso spazio che occupa l’attuale impianto di San Siro. Per tale motivo, se si scegliesse solo la zona nord, le attività commerciali dovrebbero essere pensate all’interno dell’impianto).
Se il Milan vorrà andare in variante del PGT, dopo l’accordo di programma dovrà avere l’assenso del Consiglio Comunale che, tuttavia, si sta già agitando con le due mozioni depositate in data odierna. E’ auspicabile, quindi, individuare una maggioranza consiliare prima di firmare l’accordo di programma che prevede la variante al PGT (sempre che si voglia realmente consentire la costruzione di uno stadio a Milano, come il sindaco ha affermato oggi nel PodCast su Spotify). In caso contrario il rischio è quello di un accordo che non venga votato nei successivi trenta giorni o, ancora peggio, venga respinto dal Consiglio Comunale, creando un incidente politico che potrebbe far saltare il governo locale che è stato nominato fino al 2026.
Se invece il Milan non vorrà andare in variante del PGT, allora l’adesione del Comune non sarà necessaria. Quindi con la firma dell’accordo di programma, il club potrà lavorare velocemente al progetto definitivo nel rispetto dei vincoli attuali che, tuttavia, con una mossa ostruzionistica, potrebbero essere estesi dal Consiglio Comunale che, di fatto, renderebbe vano anche l’accordo di programma. Parliamo di una ipotesi che sarebbe clamorosa dato che il Consiglio boicotterebbe un atto firmato dal Sindaco e, quindi, anche in tal caso si potrebbe generare un incidente politico molto pericoloso che rischierebbe di far saltare i seggi “assicurati” fino al 2026. Ma non solo: un simile atto certificherebbe la volontà di cacciare fuori da Milano entrambi i club, dato che nessuno può imporre agli stessi di ristrutturare San Siro (apparentemente l’unica soluzione accettata da una parte della politica locale).
L’accordo di programma è un documento complesso che richiederà diversi mesi per la sua realizzazione (deve essere “blindato”). In questo caso, la sensazione è che l’attuale proprietà rossonera non voglia perdere troppo tempo. Quindi, verosimilmente, Cardinale si sarà dato una scadenza entro cui formalizzare tale accordo. Il primo step da compiere è quello di comunicare in via formale alle amministrazioni competenti la volontà di realizzare lo stadio in zona La Maura attraverso un accordo di programma. Tutto ciò avverrà nel giro di 2/3 settimane, quando il club rossonero avrà predisposto un masterplan di fattibilità dell’opera. A quel punto capiremo se sarà necessario andare in variante del PGT e quindi la “pendenza della salita da scalare”, cioè se l’accordo di programma prevede o meno la ratifica in Consiglio Comunale. Una variante al PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, legge regionale) non può essere effettuata mediante una determina dirigenziale, quindi l’assessore e nemmeno il Comune potrebbe andarvi in deroga (nè tantomeno l’accordo di programma).
Al contrario, per una variante più “soft” e meno invasiva, potrebbe essere sufficiente la determina dell’assessore all’urbanistica o il voto consiliare. Tuttavia il caso del 2015 invocato da Repubblica (bastò una determina dirigenziale dell’assessorato all’Urbanistica del Comune per abbattere l’ippodromo del trotto a fianco al Meazza e consegnare 130 mila metri quadrati di prati al cemento di un nuovo quartiere) appare differente da quello odierno perché atteneva alla demolizione di una struttura preesistente senza mutamento di destinazione dell’area.
Insomma, senza conoscere il progetto del Milan è impossibile sapere quale potrebbe essere il percorso urbanistico ma le insidie da scalare sono queste sopraindicate.
A parere dello scrivente la strada meno tortuosa, ma non meno complicata e con tempi non brevissimi, è quella dell’accordo di programma che proteggerebbe le parti a livello giudiziario e politico perché frutto della volontà unanime di Regione e Comune. Invece variare il PGT su La Maura con una determina e procedere con queste premesse in una zona così delicata, potrebbe essere molto più rischioso e generare ricorsi al TAR che potenzialmente renderebbero vano tutto il lavoro svolto fino a quel momento.
UPDATE DEL 25 MARZO 2023
A seguito della Legge Regionale n. 29 del 13 dicembre 2022, la gestione del Parco Agricolo Sud Milano (che ha competenze per la zona La Maura) è passata sotto l’egida della Regione Lombardia e dunque non è più gestita dalla Città Metropolitana di Milano.
Nello specifico l’ente gestore del Parco Agricolo Sud Milano di cui all’articolo 158 della l.r. 16/2007, come modificata dall’articolo 1 della presente legge, rientra tra gli enti del sistema regionale, in qualità di ente parco regionale, ai sensi dell’articolo 1 e dell’allegato A2 della legge regionale 27 dicembre 2006, n. 30.
Il nuovo Consiglio di Gestione del Parco sarà formato da 11 membri:
a) il presidente e due membri eletti dalla comunità del parco;
b) tre membri nominati dalla Giunta regionale;
c) un membro nominato dalla Città metropolitana di Milano;
d) un membro nominato dal comune di Milano;
e) due membri designati dalle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale ed eletti dalla comunità del parco;
f) un membro designato dalle associazioni di protezione ambientale di cui all’articolo 13 della legge 349/1986 ed eletto dalla comunità del parco.
La nuova legge regionale ha modificato anche l’art. 164 (statuto del parco), quindi, prima di nominare il nuovo consiglio di gestione, va deliberato il nuovo statuto. Fino a quel momento la vecchia governance (l’attuale presidente è Del Ben) provvederà all’ordinaria amministrazione e al compimento degli atti di straordinaria amministrazione, purché indifferibili e urgenti. La proposta del Milan non è indifferibile e urgente, tuttavia andrà esaminata dal consiglio di gestione non appena il club comunicherà le sue intenzioni. Qui però bisogna fare molta attenzione perché entrano in gioco tempistiche transitorie in cui il club potrebbe essere risucchiato, con evidente perdita di tempo e incertezza.
La nuova legge regionale, infatti, prevede che entro trenta giorni dall’efficacia della deliberazione di approvazione dello statuto, il Presidente della Giunta regionale o l’assessore regionale competente in materia di aree protette, se delegato, convochi la comunità del parco per l’elezione dei componenti elettivi del consiglio di gestione.
Al momento lo statuto del nuovo ente non è stato deliberato e secondo indiscrezioni il nuovo consiglio di gestione non si insedierà prima dell’inizio del 2024. Lo scrivente dubita che Cardinale voglia aspettare il 2024 senza avere alcuna certezza e quindi rimandare a quel momento la firma di un accordo di programma che dovrebbe avvenire con una nuova governance. La partita La Maura, nel caso, dovrà essere chiusa con questo consiglio di gestione. Nel caso opposto si rischierà di perdere nuovamente altro tempo senza avere alcuna certezza.
La situazione che potrebbe delinearsi è quella di un dialogo che oggi verrebbe portato avanti con un consiglio ben disposto, ma le cui intenzioni tra un anno potrebbero essere diverse dato che cambierebbero gli interlocutori. Dunque i dialoghi che si avvierebbero in questi mesi potrebbero essere del tutto inutili se non venissero ratificati. Vale la pena correre questo rischio?
Visto il modo in cui si è mosso Cardinale, che ha già parlato due volte con Fontana e Sala, l’impressione è che il patron di RedBird voglia sottoscrivere l’accordo di programma senza attendere la nuova governance dell’ente parco. In caso contrario i discorsi odierni che si avvierebbero con l’attuale governance avrebbero lo stesso valore “del due di coppe quando briscola è bastoni”. In una sola parola: nulla.
L’auspicio è che vi sia chiarezza tra gli interlocutori e, soprattutto, che l’attuale governance sia disposta a firmare un simile accordo di programma senza rimandare l’incombenza al successivo consiglio di gestione. Altrimenti è bene che tutto ciò si dica fin da subito, in modo tale da consentire al Milan di scegliere se aspettare altro tempo senza far nulla, oppure se abbandonare anche questa strada e andare fuori Milano.
Avv. Felice Raimondo
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