I problemi che vediamo oggi sono sotto gli occhi di (quasi) tutti ma hanno radici lontane.
Il Milan di Elliott si è posto come obiettivo quello di tornare a qualificarsi per la Champions League e ci è riuscito con pieno merito dopo aver cambiato completamente rotta a seguito del 5-0 di Bergamo. Fu richiamato Ibrahimovic, che iniziò subito a dare una grossa mano sia dentro che fuori dal campo; a quel punto il campionato si è fermato a causa della pandemia. Alla ripresa la squadra si è unita, dapprima trovando i risultati con concetti elementari ma efficaci e poi anche giocando molto bene. “Solo merito degli stadi chiusi”, diranno i malpensanti. Che saranno puntualmente smentiti.
Tuttavia, malgrado un’ottima seconda metà di stagione, a causa della disastrosa prima metà, al termine della 2019/20 sarà solo Europa League. Ecco, quindi, che il gruppo riprende esattamente da dove aveva interrotto e, a partire dall’incredibile serata di Rio Ave, continua a macinare gioco e punti.
Il Milan è una squadra consapevole dei suoi limiti, tuttavia Pioli ha trovato gli equilibri giusti per massimizzare i risultati in campo. E il gruppo acquista sempre più coscienza. Al termine della stagione 2020/21 arriverà il meritatissimo ritorno in CL, raggiunta per soli due punti in più rispetto al quinto classificato (il Napoli).
A giugno 2021, inoltre, il Milan si separerà da due titolari molto importanti: Donnarumma e Calhanoglu. La società sostituisce il primo con il portiere titolare del Lille, Mike Maignan, mentre il secondo viene rimpiazzato con scelte interne (Diaz e Krunic). Nel frattempo il club (ri)acquista Tonali e riscatta anche Tomori. Ma non solo: davanti arriva Giroud.
La stagione 2021/22 inizia come l’ultima e mezzo: con l’obiettivo di tornare a qualificarsi in CL. L’alchimia nel gruppo, però, è talmente consolidata che la squadra riesce a superare anche la clamorosa mole di infortuni muscolari che non intaccano il rendimento in campo. Il Milan continua a macinare punti e lotta per la conquista dello scudetto. Nessuno però ne parlerà apertamente fino alla primavera inoltrata, quando, arrivati in prossimità della fine, tutti diranno: “proviamoci”. A quel punto, anche approfittando di qualche inciampo dell’Inter, il Milan vince le ultime cinque partite battendo squadre insidiosissime: Lazio, Fiorentina, Verona, Atalanta, Sassuolo: è la meritata apoteosi. E l’inizio dei problemi.
Lo scudetto 2021/22 non era nei programmi, per esplicita ammissione di società e dirigenza, ma è stato raggiunto attraverso un’alchimia e un’unità d’intenti che, puntando verso qualcosa di più consono, ossia la qualificazione CL, ha condotto il club a qualcosa di più grande e inaspettato, ossia lo scudetto.
Il Milan non ha mai avuto la rosa più forte in Italia ma per tre anni (2020, 2021 e quasi tutto 2022), ha avuto il gruppo più compatto e coeso di tutto il campionato. Questo ha sopperito alle lacune e, purtroppo, ha sovrastimato le capacità mentali e tecniche di una rosa che, raggiunta l’apoteosi, non ha maturato dentro di sé l’eccezionalità di quell’evento e non è stata adeguatamente rinforzata.
Infatti al termine della stagione 2021/22 il Milan ha perso altri due titolari di spogliatoio e uno e mezzo di campo: Kessie e Romagnoli, che ultimamente giocava poco, ma è stato il capitano nei tre anni di risalita. Nell’estate 2022/23 il Milan ha deciso di non sostituire i due titolari con giocatori affidabili (come fu Maignan per Donnarumma), destinando invece il 90% del budget su un prospetto da formare, CDK, e puntellando la squadra con altri prospetti. Origi a parametro zero è stato l’unico acquisto già “rodato”.
Se nelle sessioni precedenti avevamo visto sempre l’innesto di almeno un titolare decisivo (Tomori, Maignan, Giroud), stavolta si è deciso diversamente. E purtroppo la scelta non ha pagato.
In mancanza di Kessie, nella stagione 2022/23 sono stati promossi titolari Tonali e Bennacer che hanno compiti diversi dall’ivoriano che nei tre anni antecedenti è stato sempre il titolare inamovibile e, nei momenti di necessità, è stato schierato pure trequartista (pensiamo alla fine della stagione 2021/22).
Fino all’apoteosi scudetto il Milan aveva degli equilibri di spogliatoio e di campo che sono stati rotti nell’estate 2022, quando, alla perdita di due pedine importanti (molto più di Donnarumma e Calhanoglu), si è aggiunta un’altra problematica: la presunzione di poter ripetere quanto già fatto. Un atteggiamento sbagliato che Tonali aveva percepito e fatto intuire pubblicamente già nel corso dell’estate: “dobbiamo capire che è iniziato un altro campionato“. Intervista passata sotto silenzio ma che, riletta dopo mesi, assume un altro significato.
Purtroppo però i compagni (che non saranno gli unici) non sembrano capirlo: il gioco non è più quello di prima e la squadra, pur ottenendo risultati in campo, non da più la sensazione di essere solida e unita come nei tre anni precedenti. Il Milan resta secondo, dietro il Napoli dei record, ma la macchina scricchiola.
Lo scrivente lo aveva capito da settembre e lo aveva iniziato a rimarcare, ricevendo le solite risposte da parte dei talebani pro-Maldini: “sempre a criticare, ma non vedi la classifica?”. Intanto il Milan riesce a superare il girone CL, grazie anche a squadre più abbordabili rispetto all’anno prima: “bene, bravi, continuiamo così”. La squadra però subisce molto più di prima e il gioco latita. Fino a quando non arrivano i mondiali che spezzano il ritmo e, probabilmente, decretano la parola fine al ciclo della squadra di Pioli, culminato con lo scudetto. Alla ripartenza di gennaio il crollo verticale: il clamoroso pareggio nei minuti di recupero contro la Roma segna psicologicamente una squadra che si sveglia dalla favola e sembra non accettarlo.
Quello che è accaduto dopo è sotto gli occhi di tutti, con la vittoria di misura a Salerno, il pareggio di Lecce, la sconfitta in casa contro il Torino in Coppa Italia e le sette sberle prese tra Inter e Lazio.
Le responsabilità di questo crollo repentino sono diverse: la dirigenza, Maldini in primis, doveva lavorare maggiormente sulla testa dei ragazzi per fargli capire che quello accaduto a giugno 2022 probabilmente non si sarebbe replicato nel breve termine e che, come prima, bisognava puntare semplicemente a qualificarsi in CL.
Ma non solo: la stessa dirigenza ha sottovalutato gli addii di Kessie e Romagnoli. Due giocatori salutati come due scarponi ma che tra il 2020 e fino allo scudetto sono risultati importanti nei momenti di difficoltà. L’ivoriano, in particolar modo, era uno specchio difensivo su cui gli avversari rimbalzavano e offriva più copertura alla difesa. Pensare di poter proseguire senza di lui, promuovendo titolari Tonali e Bennacer ma senza cambiare assetto tattico, è una responsabilità che Maldini e Massara condividono con Stefano Pioli.
L’allenatore, infatti, non solo ha bocciato il mercato estivo – utilizzando con il contagocce tutti i nuovi innesti – ma fino a oggi non ha mai rinunciato ai suoi dogmi tattici. Presunzione, appunto. Ma soprattutto un dialogo con la dirigenza che tutti si chiedono se esiste, visto che Maldini e Massara hanno scelto giocatori che il mister reputa non utili alla causa odierna.
Ecco, quindi, che torniamo al discorso dei “danni” generati dallo scudetto. Uno straordinario imprevisto che ha fatto girare la testa a molte persone: giocatori, allenatore e anche dirigenza. L’augurio è che la proprietà riesca a ricondurre tutti sulla retta via. Il Milan non è una squadra di brocchi, come prima non era di fenomeni. Semplicemente dopo lo scudetto la squadra rossonera è stata rinforzata male, gestita in modo rivedibile dal suo allenatore e psicologicamente supportata peggio.
Il club rossonero è una squadra da zona CL, con una rosa meno forte di quelle di Inter e Napoli e sui livelli di quelle di Roma e Atalanta. Se ne prenda coscienza molto velocemente perché non c’è niente di male: il nostro livello è quello perché i nostri ricavi non ci consentono di fare oltre. Assorbito questo concetto, bisogna capire come modificare tatticamente il nostro assetto dopo l’addio di Kessie, poi sarebbe opportuno che la dirigenza acquisti giocatori che Pioli reputi da subito utili alla causa.
Soltanto a quel punto il club potrà dire di aver superato questa crisi che esiste, è profonda e non va sottovalutata.
Sempre Forza Milan.