Per capire cosa sta accadendo nella diatriba tra Microsoft e Sony circa l’acquisizione di Activision, dobbiamo partire da un presupposto: comprendere il ruolo delle autorità antitrust. Quest’ultime sono autorità amministrative indipendenti che hanno il compito di:
- a) vigilare sul mercato contro gli abusi di posizioni dominanti, intese/cartelli che restringono la concorrenza e
- b) tutelare in generale tutti i consumatori.
Le autorità antitrust sono presenti sia a livello nazionale che a livello continentale. Chiaramente l’acquisizione di un’azienda che produce e distribuisce giochi in tutto il mondo (Activision) da parte di un’altra azienda dello stesso settore che ugualmente opera ovunque (Microsoft), ha fatto scattare dei controlli da parte delle autorità antitrust. D’altronde parliamo della più grande M&A (mergers and acquisitions) in campo videoludico mai accaduta nella storia.
Per questo motivo, l’annunciato accordo tra Microsoft e Activision ha causato l’avvio dei controlli sia da parte delle autorità antitrust nazionali (es. Brasile, Arabia Saudita, UK, USA) che continentali (Commissione Europea). Ma come operano le autorità antitrust? Il Garante effettua delle indagini e interloquisce sia con gli attori protagonisti dell’accordo che con i potenziali competitors. Durante lo scrutinio vengono acquisiti documenti, testimonianze e ogni materiale probatorio utile ai fini di una decisione. Ogni autorità possiede una sua tipica procedura ma le conclusioni a cui giungono sono pressocché identiche ovunque. L’antitrust, infatti, al termine dell’indagine può esprimere un parere positivo, e dunque approvare l’operazione senza alcun rilievo (come ad es. hanno fatto Brasile e Arabia Saudita), oppure potrebbe muovere dei rilievi e, quindi, imporre delle misure correttive affinché quell’operazione sia considerata lecita nel mercato territoriale di riferimento. In altri termini le autorità garanti possono imporre delle limitazioni commerciali, spesso anche severe, al fine di tutelare il mercato geografico dove operano. Ma le autorità antitrust possono arrivare al punto di ordinare la dismissione di un deal già completato o di costringere un’azienda a non portare a termine un’acquisizione? La risposta fino a poco fa sarebbe stata negativa, ma da pochi giorni proprio la CMA (antitrust inglese) è passata agli onori della cronaca per aver obbligato Meta (cioè Facebook) a vendere Giphy, sito web di creazione di GIF leader nel settore (Link). Tutto ciò con una decisione senza precedenti, dopo che l’acquisizione era già avvenuta.
Secondo la CMA, poi confermata anche dalla Competition Appeal Tribunal, l’acquisizione di Meta avrebbe tagliato l’accesso alle GIF ai suoi rivali come TikTok o Twitter, danneggiando quindi il mercato e i consumatori finali. La diatriba è durata due anni (tra procedura antitrust + ricorso in tribunale: Link) ma alla fine Facebook ha deposto le armi. Un portavoce di Meta ha dichiarato: “Siamo delusi dalla decisione della CMA, ma accettiamo la sentenza di oggi come l’ultima parola sulla questione. Lavoreremo a stretto contatto con la CMA per la cessione di Giphy” (Link), con la vendita che avverrà a livello globale e non solo nel circoscritto territorio UK (Link). Questa è la prima volta da quando la Commissione europea ha bloccato General Electric e Honeywell nel 2001 che un regolatore antitrust europeo è intervenuto per impedire una fusione tra due società statunitensi. Inoltre, la decisione della CMA di bloccare la fusione Facebook-GIPHY avviene dopo che gli Stati Uniti e la Commissione europea hanno entrambi rifiutato di aprire un dossier sulla fusione. Ciò non solo dimostra la posizione radicale della CMA, ma, soprattutto, testimonia le conseguenze della mancanza di coordinamento globale in materia di antitrust.
Nel caso di specie, quindi, se un Garante dovesse muovere dei rilievi all’operazione di M&A portata avanti da Microsoft e Activision, il colosso di Redmond avrebbe due alternative: 1) adeguarsi (rinunciando all’acquisizione o attenendosi alle direttive del Garante); 2) impugnare il provvedimento dell’antitrust davanti al Tribunale nazionale di riferimento (in Italia ad esempio i provvedimenti dell’AGCM si impugnano davanti al TAR del Lazio, in UK i provvedimenti della CMA si impugnano davanti alla Competition Appeal Tribunal, mentre le decisioni della Commissione Europea si impugnano davanti alla Corte di Giustizia Europea).
I rilievi che potrebbero essere mossi a Microsoft potrebbero riguardare l’utilizzo di alcuni brand Activision, come ad es. Call of Duty, che quindi in determinati mercati, per poter essere commercializzati senza sanzioni, dovrebbero essere distribuiti in modi diversi. Il pensiero va subito al Game Pass e al concetto di “esclusiva”.
Ad esempio, un Garante potrebbe affermare che, per tutelare il proprio mercato e impedire una concentrazione di potere, Microsoft dovrebbe consentire agli utenti non-Xbox di poter giocare ai titoli Activision. Diversamente l’appetibilità dei brand Activision (che si estendono anche al mobile) col tempo potrebbero portare Microsoft ad ottenere una posizione di dominio sul mercato. Ovviamente è una visione prospettica perché oggi, al contrario, la posizione di dominio la riveste Sony (che in passato ha avuto esclusive temporali proprio sul brand Call of Duty, pensiamo ai DLC). Inoltre appare arduo dimostrare che un singolo titolo, per quanto di successo, possa provocare una concentrazione di utenza in capo a un singolo player. Per questo motivo, a parere dello scrivente, prima che Microsoft arrivi davvero ad assumere un ruolo dominante passerà molto tempo perché la concorrenza è ben radicata e, comunque, non è detto che l’acquisto di Activision porti effettivamente ad uno stravolgimento del mercato dei videogiochi.
In ogni caso, ipotizzando pure che un’autorità antitrust suggerisca l’accesso dei titoli Activision anche ai consumatori non-Xbox, Microsoft avrebbe già pronta la mossa correttiva per adeguarsi al provvedimento del Garante: veicolare Call of Duty su PC attraverso il Game Pass. In questo modo consentirebbe l’accesso ai titoli Activision anche agli utenti non-Xbox. La risposta che vi leggo nella mente è questa: “Ma Game Pass appartiene sempre a Microsoft”. Certo, ma a questo punto il discorso si sposterebbe sul possibile dominio di un servizio in abbonamento che, allo stato attuale, dovrebbe essere al di fuori dell’indagine che, invece, dovrebbe soltanto verificare se l’intesa tra Microsoft e Activision danneggi il mercato e/o i consumatori. L’oggetto di questi procedimenti, infatti, non è il ruolo del Game Pass nel mondo dei videogiochi, sebbene Sony stia spostando il discorso da quella parte. L’indagine deve soltanto verificare se questa M&A può danneggiare o meno i consumatori o alterare in modo improprio il mercato dei videogiochi.
Francamente, appare difficile dimostrare che se i titoli Activision venissero fruiti da una moltitudine di persone tramite il Game Pass, anche in via esclusiva, questo potrebbe danneggiare il mercato. Soprattutto se la stessa concorrenza rifiutasse a priori di stipulare accordi commerciali per veicolare il Game Pass sui propri hardware. A quel punto, infatti, la responsabilità sarebbe della concorrenza (che peraltro ha costruito la sua appetibilità anche grazie a esclusive di successo) e non di chi sviluppa un sistema di comprovato successo che consente alla propria clientela di scegliere se acquistare un gioco o fruirlo in abbonamento.
Dall’altro lato, appare ugualmente complicato dimostrare che il sodalizio tra Microsoft e Activision potrebbe danneggiare i consumatori, soprattutto perché quest’ultimi continuerebbero a giocare agli stessi giochi nelle stesse modalità di prima e sugli stessi dispositivi (console, cellulari, PC). L’unico soggetto che ne risulterebbe “danneggiato” sarebbe la concorrenza nei limiti in cui avrebbe un competitor più agguerrito sul mercato. Nulla di più. Ma il Garante non può certo tutelare la posizione di dominio di un concorrente, bensì deve salvaguardare l’integrità del mercato e i diritti dei consumatori che ne fanno parte.
Per tutti questi motivi, qualora un Garante dovesse imporre a Microsoft dei rilievi tali da effettuare radicali modifiche commerciali in un territorio altamente remunerativo (come può essere la Gran Bretagna o l’Unione Europea o gli Stati Uniti d’America), oppure se le misure correttive di Microsoft non risultassero soddisfacenti pei i Garanti, è presumibile che il colosso di Redmond impugni quei provvedimenti dinanzi ai Tribunali competenti per fare in modo che quei rilievi vengano cancellati o ridimensionati. Tutto ciò avrebbe delle tempistiche non quantificabili precisamente e, soprattutto, nell’attesa dei verdetti dei Tribunali, se Microsoft confermasse l’acquisto di Activision dovrebbe modificare le sue politiche commerciali nei territori dove avrebbe problemi con i Garanti locali. Forse per questo motivo Microsoft ha proposto a Sony una tregua di tre anni in base alla quale Call of Duty resterebbe su Playstation fino al 2027 (oltre l’attuale scadenza). Questa proposta, per ora respinta al mittente, tutelerebbe la posizione di Microsoft e, nel contempo, consentirebbe all’azienda americana di non cambiare le dinamiche di mercato per un tempo sufficientemente lungo a risolvere nei Tribunali gli eventuali rilievi mossi dai Garanti. L’indagine in UK, oggi nella fase 2, si chiuderà il 1 marzo 2023 (Link), con le eventuali misure correttive da discutere con Microsoft nelle successive settimane, per una chiusura della pratica antitrust che verosimilmente dovrebbe avvenire prima della prossima estate. Solitamente quando la CMA arriva nella fase 2 poi impone delle misure correttive, vedremo se anche stavolta andrà così o se Microsoft riuscirà a persuadere l’antitrust UK. In caso di appello in Tribunale, la questione non si chiuderà definitivamente prima della fine del 2024 e non è detto che non si vada anche oltre. La Commissione Europea, invece, si esprimerà entro l’8 novembre 2022 (Link).
In conclusione, soltanto all’esito delle indagini delle varie autorità antitrust potremo ipotizzare in che modo Microsoft utilizzerà i brand Activision, a prescindere dalle odierne dichiarazioni pubbliche. Se nessun Garante muoverà rilievi, non si potrà escludere che Call of Duty scomparirà da Playstation fin dalla scadenza degli attuali accordi con Sony (2024) oppure vi rimanga a condizioni diverse (contenuti esclusivi solo per i giocatori Xbox). Viceversa, se un Garante “di grido” metterà i bastoni tra le ruote, allora è presumibile ipotizzare che Microsoft posticiperà le scelte di mercato più aggressive.
L’ipotesi più estrema, ossia che il parere di un Garante possa far saltare l’accordo con Actvision, la trovo molto drastica in proporzione al valore dell’affare. E’ bene ricordare, infatti, che Meta ha acquistato Giphy per 315 milioni di dollari, mentre Microsoft ha raggiunto un accordo per rilevare Activision sulla base di 68,7 miliardi di dollari. In proporzione Meta dovrà rinunciare ad un affare che vale lo 0,45% rispetto al deal Microsoft/Activision. Evidentemente per Facebook l’acquisto di Giphy non era dirimente per lo sviluppo dell’azienda, quindi ha deciso di assecondare le decisioni della CMA e del CAT, avviando le pratiche di dismissione dell’asset appena acquistato.
Se, diversamente, i rilievi nei confronti di Microsoft dovessero arrivare da due o più antitrust importanti (pensiamo alla FTC negli USA o alla Commissione Europea) o nel caso in cui il mercato azionario sia colpito da una forte speculazione, allora le cose potrebbero cambiare. Tuttavia l’acquisto di Activision sembra davvero strategico per il colosso di Redmond (pensiamo anche al mobile). Per questo motivo ritengo più probabile che, nella peggiore delle ipotesi, Microsoft possa rivedere gli accordi con Activision e rinunciare ad acquisire l’IP di Call of Duty (che poi è il casus belli) lasciandone la gestione ad una newco, cioè una nuova società indipendente sorta da Activision (in tal caso anche il prezzo pari a 68,7 miliardi dovrebbe essere rivisto). Dopo tutto Microsoft avrebbe a disposizione le armi (cioè gli studi Infinity Ward) per creare un nuovo brand che potrebbe succedere a COD, che col tempo verrebbe soppiantato dal nuovo sparatutto firmato Activision in esclusiva per Xbox. D’altra parte è già successo: Call Of Duty, infatti, è stato creato da un gruppo di ex sviluppatori della serie Medal Of Honor. A conferma che l’unica cosa realmente indispensabile non è il prodotto finale ma il talento che lo crea.
Altrimenti se l’accordo venisse confermato nella sua totalità, in presenza di un singolo parere negativo con rilievi, Microsoft potrebbe semplicemente rivedere le sue politiche commerciali in un determinato territorio; quindi, cercare alternative per guadagnare quanto si sarebbe atteso in assenza dei rilievi del Garante. La modifica al rialzo del prezzo del Game Pass potrebbe essere una soluzione, ma questi discorsi sono ancora prematuri.
UPDATE DELL’8 NOVEMBRE 2022: IL PRIMO PARERE DELLA COMMISSIONE UE
Al termine dell’indagine preliminare la Commissione UE non ha approvato la transazione tra Microsoft e Activision, decidendo di approfondire la verifica che porterà ad una valutazione definitiva entro il 23 marzo 2023. Ecco il comunicato (Link):
“L’indagine preliminare della Commissione dimostra che l’operazione può ridurre significativamente la concorrenza sui mercati della distribuzione di videogiochi per console e PC, compresi i servizi di abbonamento multigioco e/o i servizi di streaming di giochi su cloud, e dei sistemi operativi per PC.
In particolare, la Commissione teme che, con l’acquisizione di Activision Blizzard, Microsoft possa precludere l’accesso ai videogiochi per console e PC di Activision Blizzard, in particolare ai giochi di alto profilo e di grande successo (i cosiddetti giochi «AAA») come «Call of Duty».
L’indagine preliminare suggerisce che Microsoft potrebbe avere la capacità, nonché un potenziale incentivo economico, di impegnarsi in strategie di preclusione nei confronti dei distributori rivali di videogiochi per console di Microsoft, come impedire a queste società di distribuire i videogiochi per console di Activision Blizzard su console o degradare i termini e le condizioni per il loro uso o accesso a questi videogiochi.
Per quanto riguarda in particolare i servizi di abbonamento multigiochi e/o i servizi di streaming di giochi su cloud, la Commissione teme che, acquisendo Activision Blizzard, Microsoft possa precludere l’accesso, a scapito dei distributori concorrenti di videogiochi per console e PC che offrono tali servizi, ai propri videogiochi per PC e console, che sono fondamentali per la fornitura dei nascenti servizi di abbonamento multigioco e di streaming di giochi su cloud.
Tali strategie di preclusione potrebbero ridurre la concorrenza sui mercati della distribuzione di videogiochi per console e PC, determinando prezzi più elevati, qualità inferiore e minore innovazione per i distributori di giochi per console, che a loro volta potrebbero essere trasferiti ai consumatori.
Infine, in questa fase dell’inchiesta, la Commissione teme che il progetto di acquisizione possa ridurre la concorrenza sul mercato dei sistemi operativi per PC. In particolare, la Commissione teme che Microsoft possa ridurre la capacità dei fornitori concorrenti di sistemi operativi per PC di competere con il sistema operativo Windows di Microsoft, combinando i giochi di Activision Blizzard e la distribuzione di giochi da parte di Microsoft tramite streaming di giochi su cloud a Windows. Ciò scoraggerebbe gli utenti ad acquistare PC non Windows.
L’indagine preliminare suggerisce che Microsoft potrebbe avere la capacità, oltre che un potenziale incentivo economico, di porre in essere un siffatto comportamento nei confronti dei fornitori concorrenti di sistemi operativi per PC.
La Commissione effettuerà ora un’indagine approfondita sugli effetti dell’operazione per determinare se le sue preoccupazioni iniziali sotto il profilo della concorrenza siano confermate.”
Quali sono i punti cardine valutati dalla Commissione UE?
- la possibilità da parte di Microsoft di negare alla concorrenza l’accesso ai giochi Activision di alto profilo (es. Call of Duty), nello specifico per ciò che concerne la distribuzione fisica/digitale e tramite servizi in abbonamento, anche streaming;
- la possibilità da parte di Microsoft di negare alla concorrenza l’accesso ai giochi Activision di alto profilo (es. Call of Duty), nello specifico su sistemi operativi diversi da Windows.
A parere di chi scrive continua a sembrare esagerata l’incidenza che, secondo la Commissione, potrebbe avere COD sul mercato dei consumatori, quindi che l’eventuale esclusività possa danneggiare il mercato a discapito degli utenti finali che subirebbero “prezzi più elevati, qualità inferiore e minore innovazione per i distributori di giochi per console, che a loro volta potrebbero essere trasferiti ai consumatori”. Ma ormai il dado è tratto e le preoccupazioni sono state messe nero su bianco da un organo di fondamentale importanza che regolamenta il mercato nel vecchio continente: una zona geograficamente vastissima e quindi capace di spostare gli equilibri in gioco.
Come può smarcarsi Microsoft dall’autorità antitrust UE? A questo punto appare difficile che il colosso di Redmond possa convincere la Commissione Europea che quelle preoccupazioni sono infondate. Almeno non potrà farlo con le chiacchiere. Microsoft ha già portato l’esempio di Minecraft, titolo famosissimo lasciato multipiattaforma anche dopo l’acquisto di Mojang Studios, ma le intenzioni non saranno sufficienti perché – evidentemente – l’accordo con Activision viene ritenuto molto più pervasivo. Infatti, a parere dello scrivente, considerate le problematiche sollevate dall’antitrust UE, l’unico modo per passare indenne il giudizio della Commissione sarà quello di impegnarsi legalmente a mantenere multipiattaforma tutti i titoli Activision di maggior successo. Quindi garantirne la fruizione sia su altri hardware (es. Playstation e MacBook) che su altri servizi in abbonamento (es. Playstation Plus) alle medesime condizioni con le quali i prodotti saranno veicolati su Xbox e GamePass. E verosimilmente anche senza alcuna limitazione temporale (Microsoft ha già offerto a Sony di mantenere COD su Playstation almeno fino al 2027) oppure con una limitazione abbastanza lunga da consentire alla concorrenza di adeguarsi.
Certamente la Commissione non potrebbe obbligare Microsoft a non rilasciare COD al D1 nel GamePass se Microsoft offrisse la stessa possibilità anche a Sony nel suo PlayStation Plus. Se poi Sony non lo vorrà fare è altro discorso ma questo non conta. Le strategie commerciali non possono essere dettate dal Garante Europeo che deve solo limitarsi a verificare che i consumatori finali non vengano danneggiati.
Per quanto concerne, invece, la problematica dei sistemi operativi concorrenti, sarà sufficiente dimostrare tecnicamente che la piattaforma GamePass potrà essere fruibile alle stesse condizioni anche su sistemi operativi differenti (es. iOS). Ad oggi, infatti, Microsoft ha reso disponibile su iOS soltanto il servizio cloud gaming di GamePass ma non lo stesso catalogo di giochi GamePass della versione software PC Windows, che invece consente di poter scaricare i titoli e poterli giocare off-line. Cosa oggi impossibile su un MacBook. Se ciò verrà consentito sui sistemi operativi concorrenti, Microsoft potrebbe superare anche la seconda problematica.
La domande ora sono molteplici: queste richieste verranno soddisfatte? O l’accordo salterà? Oppure Phil Spencer pensa di poter convincere la Commissione senza alcun impegno vincolante? Lo scopriremo nei prossimi mesi.
UPDATE DEL 9 NOVEMBRE 2022: LE PAROLE DELLA PORTAVOCE DELLA COMMISSIONE UE
La portavoce della Commissione UE, Arianna Podestà, intervistata da Multiplayer esplicita il modus operandi del Garante Europeo. Volendo riassumere l’intervento della portavoce, che ha parlato in termini generali senza ovviamente soffermarsi sul caso specifico, è possibile affermare che quando la Commissione UE non approva un’acquisizione durante la fase preliminare (cosa che avviene solo nel 5% dei casi) nella fase 2 possono accadere due scenari: a) l’ipotesi più frequente è che le società propongono degli impegni vincolanti (strutturali, come svincolare alcuni rami d’azienda, o comportamentali) che, se ritenuti sufficienti ad azzerare le preoccupazioni della Commissione UE, porteranno ad un’approvazione finale della transazione; b) l’ipotesi meno frequente è che il Garante Europeo bocci la transazione, impedendo alle società di operare nel vecchio continente. In tal caso le società, pur potendo comunque procedere alla transazione, per evitare di perdere quel mercato rinunciano all’operazione, decidendo talvolta di impugnare quel diniego dinanzi alla Corte di Giustizia Europea per tentare di cassarlo.
Di seguito l’intervento dal minuto 2:30 al minuto 22:00.
Dunque, viene confermato quanto già indicato in questo articolo: se Microsoft vorrà passare indenne il giudizio del Garante Europeo dovrà assumere degli impegni vincolanti di tipo strutturale (lo scrivente aveva ipotizzato di svincolare l’IP di COD in una newco non appartenente ad Activision) e/o di tipo comportamentale (da un lato rendere multipiattaforma COD e veicolarlo allo stesso modo ovunque, e dall’altro consentire la fruizione dei giochi Activision anche attraverso sistemi operativi concorrenti di Windows, nelle stesse modalità con cui vengono utilizzati su PC Windows).
UPDATE DEL 15 NOVEMBRE 2022: PHIL SPENCER ANNUNCIA: “SE NECESSARIO FIRMEREMO ACCORDI PIU’ LUNGHI PER MANTENERE COD SEMPRE MULTIPIATTAFORMA”
Phil Spencer, CEO di Microsoft Gaming, ha annunciato a The Verge che Call of Duty resterà multipiattaforma e che Microsoft, per tranquillizzare le autorità antitrust, è pronta a firmare accordi pluriennali di una durata maggiore rispetto agli attuali. Ecco le sue parole:
“Non è che a un certo punto tirerò via il tappeto da sotto i piedi di PlayStation 7 dicendo ‘ahahah, non avete firmato un contratto abbastanza lungo’. Non esiste un contratto che stabilisca qualcosa per sempre.
L’idea che noi si possa redarre un contratto con i termini ‘per sempre’ al suo interno credo sia un po’ stupida, ma non avrei assolutamente alcun problema a sottoscrivere un impegno più duraturo con cui Sony si senta a proprio agio e con cui gli enti regolatori si sentano a proprio agio.
“Call of Duty resterà disponibile nativamente su PlayStation, non sarà legato all’obbligo di abbonarsi al Game Pass, non sarà in streaming. Se vogliono una versione in streaming di Call of Duty, però, possiamo comunque farlo, così come accade sulle nostre console.
Non sto nascondendo nulla. Parliamo di Call of Duty: Modern Warfare 2, che sta facendo benissimo sia su PlayStation che su Xbox, ma anche del prossimo episodio, del prossimo ancora, di quello dopo. Disponibile nativamente sulla piattaforma, senza doversi iscrivere a Game Pass e senza che Sony debba accettare il Game Pass sulle proprie console per far sì che accada.
Non ci sono sotterfugi. Vogliamo continuare a portare Call of Duty su PlayStation senza alcun tipo di espediente. Capisco che alcune persone siano preoccupate ed è per questo che sto cercando di essere il più chiaro possibile”.
Chiaramente alle parole dovranno seguire i fatti ma la strada ormai è tracciata: come ampiamente previsto, Microsoft dialogherà con la Commissione UE e cercherà di neutralizzare le preoccupazioni espresse dal garante europeo con degli accordi contrattuali vincolanti. Tra questi, certamente l’impegno più sentito dall’autorità europea (e dalla concorrenza…) riguarda la disponibilità a lasciare multipiattaforma il celebre franchise Call of Duty per ancora tantissimi anni. Ed a quanto pare per Phil Spencer non ci sono problemi. Vedremo se tutto questo sarà sufficiente per poter ricevere l’approvazione della Commissione UE entro marzo 2023.
UPDATE DEL 7 – 8 DICEMBRE 2022: PHIL SPENCER ANNUNCIA “COD SU NINTENDO E STEAM PER I PROSSIMI DIECI ANNI” MA LA FTC BOCCIA L’ACQUISIZIONE NEGLI USA.
Con una mossa a sorpresa, il 7/12/2022 Phil Spencer ha annunciato di essersi impegnato con Nintendo e Valve per veicolare Call of Duty su PC/Steam e, grande novità, sulla futura Switch per i prossimi dieci anni. L’accordo è subordinato all’acquisizione di Activision e ribadisce l’impegno legale che Microsoft ha inteso sottoscrivere per non sottrarre il franchise più importante di ABK ai consumatori, confermando le precedenti intenzioni, anche per contenere le preoccupazioni degli antitrust.
Valve, in ogni caso, ha gentilmente rifiutato la proposta con motivazioni che vanno a favore di Microsoft:
“Microsoft ci ha offerto e persino inviato una bozza di accordo per un impegno a lungo termine su Call of Duty, ma per noi non è stato necessario perché
- a) non crediamo nell’esigenza di richiedere a nessun partner un accordo che li vincoli a pubblicare giochi su Steam in un futuro lontano
- b) Phil e il team giochi di Microsoft hanno sempre tenuto fede alle proprie parole, quindi ci fidiamo delle loro intenzioni e
- c) pensiamo che Microsoft abbia tutte le motivazioni necessarie per essere sulle piattaforme e sui dispositivi dove i clienti di Call of Duty vogliono essere.”
Tutto bene? No, tutto male perché il giorno seguente, 8 dicembre 2022, arriva la doccia fredda.
La Federal Trade Commission (FTC), ossia l’antitrust USA (uno dei più importanti al mondo), boccia clamorosamente l’operazione. Nel comunicato ufficiale (Link) il Garante americano afferma che l’accordo “consentirebbe a Microsoft di sopprimere i concorrenti delle sue console di gioco Xbox e dei suoi contenuti in abbonamento in rapida crescita e del business del cloud gaming”. Inoltre la FTC ha detto a chiare lettere che Microsoft non manterrebbe gli impegni presi: “Microsoft ha deciso di rendere esclusivi diversi titoli di Bethesda, tra cui Starfield e Redfall, nonostante le assicurazioni che aveva dato alle autorità antitrust europee che non aveva alcun incentivo a trattenere i giochi dalle console rivali”.
Secondo Holly Vedova, direttore del Bureau of Competition della FTC, “Microsoft ha già dimostrato che può e vuole trattenere i contenuti dai suoi rivali di gioco. Oggi cerchiamo di impedire a Microsoft di ottenere il controllo su uno studio di gioco indipendente leader e di utilizzarlo per danneggiare la concorrenza in più mercati di gioco dinamici e in rapida crescita. Con il controllo sui franchise di successo di Activision, Microsoft avrebbe sia i mezzi che il motivo per danneggiare la concorrenza manipolando i prezzi di Activision, degradando la qualità del gioco di Activision o l’esperienza del giocatore su console rivali e servizi di gioco, cambiando i termini e i tempi di accesso ai contenuti di Activision o trattenendo completamente i contenuti dai concorrenti, con conseguente danno ai consumatori”.
Pertanto, la FTC, bloccando l’acquisizione, come prevede la procedura americana, ha citato Microsoft dinanzi alla Corte Federale. Per tale motivo adesso sarà un Tribunale USA a doversi esprimere in maniera definitiva sulla vicenda. Come affermano la CNBC e il NYT (Link e Link), nelle ultime battaglie legali la FTC ha ricevuto sonore sconfitte nelle aule giudiziarie americane: sarà così anche stavolta, oppure no?
Certamente adesso le tempistiche si allungano (Bloomberg afferma che nei precedenti casi la decisione della Corte è arrivata dopo 7-12 mesi) e, inoltre, la decisione della FTC potrebbe influenzare negativamente gli altri due importanti antitrust che devono ancora esprimersi: Commissione UE e CMA UK. Se anche questi Garanti dovessero bloccare l’acquisizione, Microsoft si troverebbe di fronte ad un bivio: continuare la battaglia dinanzi a tre Tribunali diversi per sperare di ribaltare i pareri negativi degli antitrust, oppure non perdere altro tempo, pagare la penale di 3 miliardi ad Activision, e spendere quei 70 miliardi con altre acquisizioni?
Lo scopriremo nei prossimi mesi.
UPDATE DEL 17 MARZO 2023: MICROSOFT SIGLA ALTRI ACCORDI SUL CLOUD PER VEICOLARE COD
Proseguono i rimedi comportamentali e legalmente vincolanti da parte di Microsoft che ha siglato tre accordi per veicolare su servizi cloud il celebre franchise Call Of Duty. Qualora l’acquisizione vada in porto, lo sparatutto (unitamente alle altre IP Activision) sarà veicolato per 10 anni anche sui servizi cloud di Nvidia (GeForce Now), Boosteroid e Ubitus. Le parole del presidente di Microsoft, Brad Smith: “Se l’unico argomento contrario è che Microsoft toglierà Call of Duty dalle altre piattaforme, e ora abbiamo firmato dei contratti che porteranno la serie su molti più apparecchi e molte più piattaforme, sarà difficile dimostrarlo in tribunale”. Parole che sembrano un chiaro messaggio ai garanti più riluttanti ad approvare l’acquisizione (FTC americana su tutti).
UPDATE DEL 27 APRILE 2023: LA CMA BOCCIA L’ACQUISIZIONE
La CMA, antitrust inglese, ha bocciato la fusione tra Microsoft e Activision. Il report finale del Garante (Link) che inizialmente sembrava concentrarsi di più sul brand “Call Of Duty” e la sua spendibilità su console terze, ha cambiato approccio decidendo di respingere la fusione sulla base di forti preoccupazioni per il settore del cloud gaming. Infatti, sebbene questo fosse uno degli aspetti citati fin dall’inizio anche dallo stesso Garante, Microsoft ha deciso di stringere accordi proprio con servizi di cloud gaming rivali come Nvidia (GeForce Now), Boosteroid e Ubitus. Ma tutto ciò non è bastato a placare le preoccupazioni della CMA britannica.
Microsoft ha già annunciato di appellarsi al CAT, il Tribunale dove vengono impugnate le decisioni del Garante inglese. La strada, però, è in salita. Infatti, storicamente il CAT non va quasi mai contro le decisioni della CMA e, nelle poche occasioni in cui ciò è avvenuto, il Tribunale inglese non si sostituisce al Garante ma obbliga le parti a tornare a discuterne secondo le valutazioni fatte all’interno del giudizio. Ciò vuol dire che, se Microsoft vincerà l’appello davanti al CAT, dovrà attendere che la CMA torni ad esprimersi sull’argomento. Le tempistiche devono tener conto di almeno un anno e mezzo, lasso di tempo in cui dovranno concludersi i giudizi davanti al CAT e, se va bene, la seconda valutazione davanti alla CMA.
Ergo Microsoft non potrà concludere l’acquisizione di Activision in territorio inglese prima del 2025. La conseguenza pratica è che per il momento gli effetti dell’operazione non potranno prodursi in UK; quindi, ad esempio, se Microsoft decidesse di concludere ugualmente l’operazione entro il 18 luglio 2023 (termine pattuito negli accordi) e poi decidesse di includere i titoli Activision dentro il Game Pass e nei cataloghi cloud gaming di Nvidia (GeForce Now), Boosteroid e Ubitus, tutto ciò non potrà essere sfruttato dai cittadini britannici che, a causa della decisione della CMA, verranno esclusi dalle novità conseguenti alla fusione.
Ma Microsoft deciderà realmente di concludere l’operazione?
Al momento il colosso di Redmond deve fronteggiare due pesanti bocciature di Garanti importanti: la FTC (Antitrust USA) e la CMA (Antitrust UK) che, di fatto, impediranno a Microsoft e Activision di poter sfruttare l’accordo in tutto il territorio americano e in tutto quello britannico fino a quando le vertenze nei rispettivi Tribunali non saranno concluse con esito positivo o, nel caso, fino a quando Microsoft e Antitrust non trovino una soluzione transattiva che soddisfi tutti. Una mazzata che rischia di far saltare definitivamente l’accordo nella eventualità in cui ai due Garanti sopracitati dovesse aggiungersi anche la Commissione Europea, che si esprimerà il 22 maggio 2023. Chiaramente con la terza bocciatura, che di fatto bloccherebbe gli effetti dell’acquisizione anche in tutta l’Unione Europea, appare difficile pensare che Microsoft decida di iniziare una terza battaglia legale davanti alla Corte di Giustizia Europea. Più facile immaginare che, in quel caso, Microsoft decida di pagare la penale di 3 miliardi e investa quei 70 miliardi in altri progetti e acquisizioni meno complicate.
Tuttavia, se la Commissione Europea dovesse approvare l’acquisizione, a quel punto Microsoft potrebbe tentare di chiudere ugualmente l’affare, limitandone gli effetti in tutta l’Unione Europea, i cui cittadini potrebbero beneficiare delle novità (es. titoli Activision nel Game Pass e nei cataloghi cloud gaming di Nvidia (GeForce Now), Boosteroid e Ubitus, nonché su Nintendo si presume in streaming dato che l’hardware per ora non sarebbe in grado di far girare titoli come COD) a dispetto dei cittadini britannici e americani che dovranno attendere l’esito delle vertenze nei Tribunali della Concorrenza.
Successivamente, una volta chiusa l’operazione, Microsoft dovrà valutare se mediare con i due Garanti o se andare allo scontro frontale fino alla sentenza finale. E’ bene sottolineare che le contestazioni di FTC e CMA sono diverse, in quanto la FTC si è preoccupata della eventualità che Microsoft rendesse esclusivi i titoli Activision (COD su tutti) assunto già smontato dalla casa di Redmond con i plurimi accordi decennali stipulati con Nintendo, Nvidia, Boosteroid e Ubitus. E’ probabile, quindi, che la vertenza negli USA abbia un esito positivo. A quel punto resterebbe il problema in UK, che tuttavia può essere superato con un accordo transattivo in cui inevitabilmente le IP Activision dovranno essere gestite via cloud in modo differente rispetto alle politiche commerciali negli altri paesi. Uno dei tanti effetti collaterali della Brexit, che ha reso il Garante inglese ancora più repressivo nei confronti delle società straniere che vogliono far business sul territorio.
UPDATE DEL 15 MAGGIO 2023: L’UNIONE EUROPEA APPROVA L’ACQUISIZIONE
La Commissione Europea ha approvato l’acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft (Comunicato: LInk).
Il Garante Europeo si è espresso in modo diametralmente opposto a quello dei colleghi USA e UK, pur condividendo con quest’ultimo delle preoccupazione sul cloud gaming che, però, sono state risolte dai rimedi comportamentali accettati da Microsoft.
Le parole della Commissaria Europea per la concorrenza, Margrethe Vestager:
L’opinione del Garante UE ha smontato la teoria dei colleghi USA per quanto riguarda il settore delle esclusive:
- “Microsoft non sarebbe incentivata a rifiutarsi di distribuire i giochi di Activision a Sony, che è il principale distributore di giochi per console a livello mondiale, compreso lo Spazio economico europeo (in prosieguo: il «SEE»), dove esistono quattro console Sony Play Station per ogni console Microsoft Xbox acquistata dai giocatori. In effetti, Microsoft avrebbe forti incentivi a continuare a distribuire i giochi di Activision tramite un dispositivo popolare come Play Station di Sony.
- Anche se Microsoft decidesse di ritirare i giochi di Activision da Play Station, ciò non danneggerebbe significativamente la concorrenza nel mercato delle console. Anche se Call of Duty è in gran parte giocato su console, è meno popolare nel SEE che in altre regioni del mondo, ed è meno popolare nel SEE nel suo genere rispetto ad altri mercati. Pertanto, anche senza essere in grado di offrire questo gioco specifico, Sony potrebbe sfruttare le sue dimensioni, l’ampio catalogo di giochi e la posizione di mercato per respingere qualsiasi tentativo di indebolire la sua posizione competitiva.
- Anche senza questa transazione, Activision non avrebbe reso disponibili i suoi giochi per i servizi di abbonamento multi-gioco, in quanto ciò avrebbe cannibalizzato le vendite dei singoli giochi. Pertanto, la situazione per i fornitori terzi di servizi di abbonamento multi-gioco non cambierebbe dopo l’acquisizione di Activision da parte di Microsoft”.
Il Garante UE, inoltre, pur condividendo le preoccupazioni dei colleghi UK sul settore cloud-gaming, ha ritenuto superati questi pericoli alla luce degli impegni presi da Microsoft:
- L’acquisizione danneggerebbe la concorrenza nella distribuzione di giochi per PC e console tramite servizi di streaming di giochi cloud, un segmento di mercato innovativo che potrebbe trasformare il modo in cui molti giocatori giocano ai videogiochi. Nonostante il suo potenziale, lo streaming di giochi cloud è molto limitato oggi. La Commissione ha scoperto che la popolarità dei giochi di Activision potrebbe favorirne la crescita. Invece, se Microsoft rendesse i giochi di Activision esclusivi per il proprio servizio di streaming di giochi cloud, Game Pass Ultimate, e li nascondesse ai fornitori di streaming di giochi cloud rivali, ridurrebbe la concorrenza nella distribuzione di giochi tramite streaming di giochi cloud.
- Se Microsoft rendesse i giochi di Activision esclusivi per il proprio servizio di streaming di giochi cloud, Microsoft potrebbe anche rafforzare la posizione di Windows nel mercato dei sistemi operativi per PC. Questo potrebbe essere il caso, se Microsoft ostacolasse o degradasse lo streaming dei giochi di Activision su PC che utilizzano sistemi operativi diversi da Windows.
I rimedi proposti
Per rispondere ai problemi di concorrenza individuati dalla Commissione nel mercato della distribuzione di giochi per PC e console tramite servizi di streaming di giochi su cloud, Microsoft ha offerto i seguenti impegni globali di licenza, con una durata di 10 anni:
- Una licenza gratuita per i consumatori nel SEE che consentirebbe loro di trasmettere, tramite qualsiasi servizio di streaming di giochi cloud di loro scelta, tutti i giochi per PC e console Activision Blizzard attuali e futuri per i quali hanno una licenza.
- Una corrispondente licenza gratuita ai fornitori di servizi di streaming di giochi cloud per consentire ai giocatori con sede nel SEE di trasmettere in streaming qualsiasi gioco per PC e console di Activision Blizzard.
Oggi, Activision Blizzard non concede in licenza i suoi giochi ai servizi di streaming di giochi cloud, né trasmette i giochi stessi. Queste licenze garantiranno che i giocatori che hanno acquistato uno o più giochi Activision su un PC o un console store, o che hanno sottoscritto un servizio di abbonamento multi-gioco che include giochi Activision, abbiano il diritto di trasmettere tali giochi con qualsiasi servizio di streaming di giochi cloud di loro scelta e di giocarli su qualsiasi dispositivo utilizzando qualsiasi sistema operativo. I rimedi assicurano inoltre che i giochi di Activision disponibili per lo streaming avranno la stessa qualità e contenuti dei giochi disponibili per il download tradizionale.
Tali impegni rispondono pienamente alle preoccupazioni in materia di concorrenza individuate dalla Commissione e rappresentano un miglioramento significativo per lo streaming di giochi nel cloud rispetto alla situazione attuale. Consentiranno a milioni di consumatori del SEE di trasmettere in streaming i giochi di Activision utilizzando qualsiasi servizio di cloud gaming operante nel SEE, a condizione che siano acquistati in un negozio online o inclusi in un abbonamento multi-gioco attivo nel SEE. Inoltre, la disponibilità dei popolari giochi di Activision per lo streaming tramite tutti i servizi di streaming di giochi cloud stimolerà lo sviluppo di questa tecnologia dinamica nel SEE. In definitiva, gli impegni sbloccheranno vantaggi significativi per la concorrenza e i consumatori, portando i giochi di Activision su nuove piattaforme, compresi i giocatori più piccoli dell’UE, e su più dispositivi rispetto a prima”.
La portata di questa notizia è fondamentale perché ribalta gli schieramenti: adesso è Microsoft ad avere il coltello dalla parte del manico perché il Garante UE, che tutela 27 nazioni e 447 milioni di consumatori, si è schierata a favore dell’acquisizione bocciando i pareri dei colleghi UK e USA.
Grazie ai rimedi concessi da Microsoft, in futuro qualsiasi cittadino UE che sia in possesso di una copia di un gioco Activision (già uscito o nuovo), potrà riprodurlo in streaming sui servizi cloud concorrenti (es. Playstation Plus, GeForce Now). Chiaramente il videogiocatore dovrà pagare l’accesso ai servizi in abbonamento concorrenti, ma quest’ultimi non dovranno pagare nulla a Microsoft per avere la licenza streaming dei giochi Activision. Successivamente Brad Smith, presidente di Microsoft, ha affermato che i rimedi saranno efficaci in tutto il mondo, sebbene la Commissione UE abbia parlato chiaramente solo di Spazio Economico Europeo. La mossa di Microsoft, infatti, potrebbe essere legata alla battaglia contro la CMA britannica.
Cosa accadrà adesso? A parere dello scrivente l’acquisizione verrà completata ma probabilmente dopo l’esito della battaglia giudiziaria contro il Garante USA (l’udienza è fissata il 2 agosto). Se in quella sede la FTC dovesse soccombere, a quel punto Microsoft chiuderà al 100% l’acquisto così come già concordato con Activision (col quale comunque avrebbe dovuto concludere la transazione entro il 18 luglio 2023, quindi andrebbero rinegoziati quei termini). Le conseguenze per i giocatori UK potrebbero essere spiacevoli perché, se la posizione della CMA venisse confermata anche nei Tribunali inglesi, a quel punto Microsoft potrebbe decidere di escludere il territorio UK da tutte le novità conseguenti la fusione con Activision Blizzard. Un danno incredibile per tutti i consumatori inglesi che si troverebbero costretti a far uso di sistemi alternativi (es. VPN) per sfruttare i benefici della fusione tra Microsoft e Activision.
Ma tutto ciò non sembra preoccupare la CMA che, dopo la notizia riguardante l’approvazione da parte dei colleghi europei, ha emesso un comunicato con cui prende le distanze dal parere della Commissione UE, ribadendo la sua ferma convinzione che l’accordo danneggerà il mercato del cloud gaming.
Ecco il comunicato della CMA: “Le autorità garanti della concorrenza britanniche, statunitensi ed europee sono unanimi sul fatto che questa fusione danneggerebbe la concorrenza nel cloud gaming. La CMA ha concluso che il cloud gaming deve continuare a essere un mercato libero e competitivo per guidare l’innovazione e la scelta in questo settore in rapida evoluzione. Le proposte di Microsoft, accettate oggi dalla Commissione Europea, permetterebbero a Microsoft di stabilire i termini e le condizioni per questo mercato per i prossimi 10 anni. Queste proposte sostituirebbero un mercato libero, aperto e competitivo con uno soggetto alla regolamentazione continua dei giochi venduti da Microsoft, delle piattaforme a cui li vende e delle condizioni di vendita. Questo è uno dei motivi per cui il panel indipendente della CMA ha rifiutato le proposte di Microsoft e ha impedito questo accordo. Pur riconoscendo e rispettando il diritto della Commissione europea di assumere un’opinione diversa, la CMA conferma la sua decisione”.
Insomma da parte della CMA non ci sarà nessuna apertura e in UK la battaglia potrà essere vinta solo laddove il Tribunale darà ragione a Microsoft. In caso contrario la fusione non spiegherà i suoi effetti in tutta la Gran Bretagna, con il colosso di Redmond che sarà costretto a rivedere le sue strategie commerciali in UK (cosa che comunque, a parere di chi scrive, non farà saltare l’accordo qualora la fusione verrà approvata anche negli USA).
Avv. Felice Raimondo
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