Eccola finalmente: la decisione tanto attesa dai tifosi inglesi e indirettamente anche da quelli rossoneri. Il CAS di Losanna si è espresso sulla vertenza tra City e UEFA riammettendo il club inglese alle competizioni europee. Ma il Fair Play Finanziario può considerarsi realmente distrutto?
Prima di rispondere a questa domanda appare opportuno ripercorrere schematicamente cos’è accaduto tra il club inglese e la UEFA. Quest’ultima, infatti, introdusse il FFP nel 2010. La prima valutazione dei bilanci fu condotta nel 2013/14 ed interessò gli anni fiscali 2012 e 2013. Ebbene, il Manchester City entrò subito nell’occhio del ciclone di Nyon.
La cronistoria dei rapporti City/UEFA
- 16 maggio 2014: a seguito del primo monitoraggio condotto dalla UEFA, non avendo soddisfatto presumibilmente quello che era il BEP (Break Even Point), il Manchester City firmava un accordo transattivo (Link) con la UEFA. Il settlement agreement – che sanzionava i bilanci 2011/2012 e 2012/2013 – copriva le stagioni 2013/14, 2014/15 e 2015/16.
- 11 settembre 2015: tutto sembrava andare a gonfie vele. Secondo la UEFA, infatti, il Manchester City, unitamente al PSG, dimostrava “con soddisfazione della CFCB, di aver raggiunto tutti gli obiettivi finanziari relativi alle spese per il monte ingaggi e al rispetto del pareggio di bilancio, come richiesto dall’accordo di transazione”. Quindi, prosegue la UEFA, “a partire da questa stagione, entrambi i club vengono liberati dalla restrizione inerente alla registrazione di nuovi giocatori nelle competizioni UEFA, dal limite relativo al numero di giocatori nella loro lista A e dalla restrizione sull’ammontare totale delle spese per i dipendenti”. Infine, e qui potrebbe scapparvi un sorriso, la UEFA affermava che “nel valutare le informazioni presentate, è stata prestata particolare attenzione alla corretta determinazione del perimetro di rendicontazione e al valore dei contratti di sponsorizzazione”.
- 21 aprile 2017: la UEFA annunciava che il Manchester City era uscito dal regime transattivo dopo aver soddisfatto i requisiti imposti al club per la violazione del regime di fair play finanziario (FFP). In particolare “La Camera investigativa dell’Ente per il controllo finanziario dei club (CFCB) ha confermato che il City ha rispettato gli obiettivi dell’accordo di transazione che è stato firmato nel maggio 2014”. Ma quando tutto sembrava essere concluso…
- Tra il 2018 e il 2019: il settimanale tedesco Der Spiegel lanciava una bomba sulla base di presunti documenti ufficiali pubblicati su Football Leaks: il City avrebbe truccato i conti grazie a sponsorizzazioni con parti correlate. Domanda legittima: ma la CFCB della UEFA non aveva già controllato? Non aveva ammesso nel 2015 di aver prestato “particolare attenzione alla corretta determinazione del perimetro di rendicontazione e al valore dei contratti di sponsorizzazione“? A quanto pare no. E infatti pochi mesi dopo…
- 7 marzo 2019: dopo aver appreso lo scandalo dai media, la UEFA annunciava di aver aperto un’indagine sui conti del Manchester City in relazione a bilanci già monitorati, sanzionati e per i quali la stessa UEFA aveva annunciato il rispetto degli accordi transattivi. No, non siete su scherzi a parte.
- 16 maggio 2019: la UEFA comunicava che “la Camera investigativa del Club Financial Control Body (CFCB) ha deciso di deferire il Manchester City FC alla Camera giudicante del CFCB in seguito alla conclusione delle sue indagini. La Camera investigativa del CFCB aveva aperto un’indagine sul Manchester City FC il 7 marzo 2019 per potenziali violazioni delle regolamentazioni sulla Financial Fair-play (FFP) che sono state rese pubbliche in vari media. La UEFA non farà ulteriori commenti sulla questione fino a quando non verrà annunciata una decisione dalla Camera giudicante del CFCB”.
- 6 giugno 2019: il Manchester City ovviamente non ci sta e cerca di giocare d’anticipo. Ma lo fa in modo irrituale ed abbastanza improvvido: infatti il club inglese decide di ricorrere al CAS per il semplice deferimento presso la Camera Giudicante. Lo scrivente su Twitter evidenziava perplessità sul punto, dato che quell’atto non era definitivo e, dunque, secondo il regolamento FFP non era suscettibile di essere già impugnato davanti al CAS:
- 15 novembre 2019: il CAS confermava le mie considerazioni (Link), stabilendo che il ricorso del Manchester City era inammissibile, dato che “…un ricorso contro la decisione di una federazione, associazione o ente sportivo può essere presentato al CAS (…) solo se il ricorrente ha esaurito i rimedi legali a sua disposizione prima dell’appello, in conformità con gli statuti o i regolamenti di tale organo” (Articolo R47 delle norme CAS). Nel caso di specie, la decisione resa dalla Camera Investigativa del CFCB di deferire il caso alla Camera Giudicante del CFCB, non è un atto definitivo e non può quindi essere impugnato direttamente al CAS, poiché la Camera Giudicante è competente a prendere una qualsiasi delle decisioni elencate nell’Articolo 27 del CFCB, che sono descritte come definitive”. Qui l’analisi dettagliata del provvedimento CAS: Link.
- 14 febbraio 2020: dunque il City doveva attendere la decisione della Camera Giudicante, che effettivamente arrivava dopo qualche mese. Ecco la durissima presa di posizione della UEFA (Link): “A seguito di un’audizione tenutasi il 22 gennaio 2020, la Camera Giudicante dell’Ente di controllo finanziario dell’UEFA (CFCB), presieduto da José da Cunha Rodrigues, ha notificato oggi al Manchester City Football Club la decisione finale sul caso che è stato deferito dal Capo investigatore CFCB. La Camera dei giudici, dopo aver esaminato tutte le prove, ha riscontrato che il Manchester City Football Club ha commesso gravi violazioni del regolamento sulle licenze e sul fair play finanziario del club UEFA sopravvalutando le entrate della sua sponsorizzazione nei suoi conti e nelle informazioni di pareggio presentate alla UEFA tra il 2012 e 2016. La Camera giudicante ha anche riscontrato che, in violazione del regolamento, il Club non ha collaborato alle indagini sul caso da parte della CFCB. La Camera dei giudici ha imposto misure disciplinari al Manchester City Football Club stabilendo che sarà escluso dalla partecipazione alle competizioni UEFA per club nelle prossime due stagioni (vale a dire le stagioni 2020/21 e 2021/22) e pagherà una multa di 30 milioni di euro. La decisione della Camera giudicante è soggetta ad appello dinanzi al Court of Arbitration for Sport (CAS). Se il Manchester City Football Club eserciterà tale diritto, l’intera decisione motivata della Camera giudicante non sarà pubblicata prima della pubblicazione del premio finale da parte del CAS”.
- In pari data il Manchester City annunciava ricorso al CAS di Losanna, affermando di non essere sorpreso dalla decisione della UEFA, considerata prevenuta. Ecco cosa affermava lo scrivente su Twitter in relazione all’esclusione del City:
La decisione emessa dal CAS: il FFP è morto?
In data odierna, 13 luglio 2020, nel suggestivo scenario dello Château de Béthusy, il CAS di Losanna rivela l’esito della vertenza tra City e UEFA, dettagliando con un comunicato stampa i punti salienti del lodo arbitrale ed i principi giuridici applicati (Link). La decisione completa verrà pubblicata in un secondo momento.
“A seguito dell’udienza, il Collegio Giudicante del CAS ha deliberato e concluso che la decisione emessa il 14 febbraio 2020 dalla Camera giudicante del CFCB deve essere annullata e sostituita dalla seguente:
a.) MCFC ha violato l’articolo 56 del Regolamento sulle licenze di club e sul Fair Play finanziario.
b.) MCFC pagherà un’ammenda di EUR 10.000.000 alla UEFA, entro 30 giorni dalla data di emissione del lodo arbitrale.
Il lodo CAS ha sottolineato che la maggior parte delle presunte violazioni segnalate dalla Camera giudicante del CFCB non sono state sanzionate o comunque risultano prescritte. Poiché le accuse relative a qualsiasi occultamento disonesto dei dati finanziari erano chiaramente violazioni più significative rispetto all’ostruzione delle indagini del CFCB, non è stato ritenuto appropriato imporre un divieto di partecipazione alle competizioni UEFA per club per la mancata collaborazione dell’MCFC alle sole indagini del CFCB.
Tuttavia, considerando i) le risorse finanziarie di MCFC; ii) l’importanza della cooperazione dei club nelle indagini condotte dal CFCB, a causa dei suoi mezzi investigativi limitati; e iii) il mancato rispetto di tale principio da parte dell’MCFC e il suo ostacolo alle indagini, il Collego CAS ha ritenuto che dovrebbe essere imposta un’ammenda significativa all’MCFC ed ha ritenuto opportuno ridurre l’ammenda iniziale della UEFA di 2/3, vale a dire fino all’importo di 10 milioni di EUR .
Il lodo finale con i motivi sarà pubblicato sul sito web CAS tra qualche giorno.”
Dunque ancora una volta risultano pienamente confermate le considerazioni che lo scrivente aveva svolto in data 14 febbraio 2020: la decisione della UEFA di escludere il City è stata ritenuta tardiva e inammissibile, oltre che prescritta. Il Manchester City è stato riammesso alle competizioni europee in quanto la UEFA non ha contestato tempestivamente quegli illeciti. Tuttavia, in considerazione del fatto che il City ha ostacolato le indagini non fornendo tutti i dati finanziari richiesti, così come previsto dall’art. 56 del FFP (che disciplina la collaborazione nelle investigazioni tra club e UEFA), il CAS ha deciso di imporre una sanzione pecuniaria nella misura di 10 milioni di euro.
Dunque il CAS ha semplicemente sostenuto che Nyon non poteva in alcun modo giudicare e sanzionare fatti per i quali la stessa UEFA aveva azionato e concluso dei propri procedimenti in base al regolamento del FFP (divieto di ne bis in idem, di cui lo scrivente ha già lungamente parlato: Link). Quindi i fatti antecedenti al 2015/2016 sono ormai valutati e sanati da ciò che la stessa UEFA ha sancito illo tempore con decisioni definitive, e – in ogni caso – vanno considerati abbondantemente prescritti.
In altre parole la UEFA non può svegliarsi dopo 5 anni e sostenere il contrario di quanto affermato prima, solo sulla base di scoop rivelati dai media. Invece è diverso il discorso per i monitoraggi più recenti, ancora non coperti da nessuna decisione definitiva. Infatti il CAS afferma che “la maggior parte delle presunte violazioni non sono state sanzionate”. Qui la UEFA potrebbe riappropriarsi del suo potere sanzionatorio e dunque procedere a sanzionare il City per i monitoraggi non ancora prescritti.
La mia impressione è che a Nyon sapessero bene di non poter sanzionare nuovamente bilanci così vecchi e, soprattutto, già valutati. Ma dopo lo scandalo giornalistico, per salvare il FFP (e la faccia…), bisognava reagire fermamente con il pugno duro. A costo di andare a sbattere contro le mura dello Château de Béthusy. Come poi è accaduto.
A questo punto bisognerà valutare se la UEFA deciderà effettivamente di sanzionare il City per i monitoraggi non ancora prescritti. In quel caso vedremo che tipo si sanzione verrà applicata al club inglese. Al momento non è possibile svolgere ulteriori considerazioni, anche in mancanza della decisione completa che sarà pubblicata tra qualche giorno. Quando accadrà, se sarà necessario, integrerò le mie valutazioni.
Avv. Felice Raimondo
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