Diritto di Famiglia

Il diritto di famiglia è una branca importantissima e molto vasta del diritto italiano, che ha subito numerosi cambiamenti nel corso degli anni. 

Il codice civile del 1942, infatti, concepiva una famiglia di tipo patriarcale, quindi fondata sulla subordinazione della moglie al marito, sia nei rapporti personali che in quelli patrimoniali, sia nelle relazioni di coppia sia nei riguardi dei figli. Altro grave vulnus, inoltre, era la discriminazione dei figli nati fuori dal matrimonio (c.d. figli naturali), che ricevevano un trattamento giuridico deteriore rispetto ai figli legittimi. 

Pertanto, con il passare degli anni e con l’evoluzione della società moderna, si sentì l’esigenza di riformare il diritto di famiglia. L’adeguamento normativo arrivò in un primo momento con l’introduzione della legge sul divorzio nel 1970 e, in maniera organica, con la legge 19 maggio 1975, n. 151, che apportò diverse modifiche tese ad uniformare e armonizzare le norme ai principi contenuti nella carta costituzionale.

Con questa legge venne finalmente riconosciuta la parità giuridica dei coniugi, venne definitivamente abrogato l’istituto della dote (considerato ormai un retaggio del passato), venne riconosciuta ai figli naturali la stessa tutela prevista per i figli legittimi, venne istituita la comunione dei beni come regime patrimoniale legale della famiglia (in mancanza di diversa convenzione), la patria potestà venne sostituita dalla potestà di entrambi i genitori, in particolare nella tutela dei figli. Senza dimenticare che con la riforma del 1975, il coniuge superstite nella successione ereditaria diventa erede, mentre prima, legalmente, non ereditava nulla.

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