Vincolo sportivo o… prigione? Basta una banale ricerca sul web per capire quanto è sentito il problema e quali ansie, paure e sconforti provoca nei giovani atleti dilettanti delle varie discipline sportive. Si, perché quando un 13 enne si aggrega ad una società lo fa soltanto per divertirsi, salvo poi scoprire molti anni dopo che il tesseramento produce conseguenze giuridiche limitanti e devastanti per la propria libertà sportiva.
Ma cos’è il vincolo sportivo? Molti di voi forse non sanno che in Italia soltanto il professionismo è tutelato da una legge che considera gli atleti dei lavoratori subordinati, che si vincolano alla Federazione sportiva di appartenenza attraverso il tesseramento e alla società attraverso un contratto che possiede una scadenza certa, al termine della quale l’atleta è libero di cambiare società senza pagare nulla al precedente club. In Italia le Federazioni sportive professionistiche sono queste:
- Federazione Italiana Gioco Calcio (F.I.G.C.)
- Federazione Pugilistica Italiana (F.P.I.)
- Federazione Ciclistica Italiana (F.C.I.)
- Federazione Motociclistica Italiana (FMI)
- Federazione Italiana Golf (F.I.G.)
- Federazione Italiana Pallacanestro (F.I.P.)
Tutte le altre Federazioni (tennis, pallavolo, ecc…) rientrano totalmente nel coacervo del dilettantismo, un mondo dello sport che non è tutelato da nessuna legge organica come quella per il professionismo, e dove il disinteresse del legislatore ha causato attualmente quella che molti chiamano “prigione” ma che tecnicamente prende il nome di vincolo sportivo.
Quest’ultimo è il rapporto giuridico disciplinato dalle singole Federazioni che nasce al momento del tesseramento tra società e atleta, ed obbliga lo sportivo a svolgere la prestazione agonistica per la società con cui è tesserato per un tempo molto lungo. L’unico modo per spezzare definitivamente le catene del vincolo e giocare presso un’altra società, è quello di accordarsi con il club di appartenenza. Quindi mettere mano al portafoglio e versare un indennizzo.
Ad esempio, per i calciatori dilettanti il vincolo sportivo dura fino ai 25 anni, mentre per i pallavolisti dilettanti fino ai 24 anni. La differenza è che mentre un calciatore dilettante può sperare di diventare professionista e maturare diritti importanti, un pallavolista deve sperare di avere abbastanza soldi da poter rompere il vincolo sportivo e giocare presso un altro sodalizio. In particolare, il vincolo sportivo presso la FIPAV è tra i più mordaci in quanto costringe l’atleta a vincolarsi presso un sodalizio fino al compimento dei 24 anni (oltre questa data il tesseramento produce un vincolo quinquennale). Al compimento dei 24 anni – entro il termine della stagione sportiva (30 giugno) – l’atleta è considerato svincolato ma può tesserarsi presso un altro sodalizio soltanto dietro versamento di un indennizzo all’ultima società di appartenenza. In mancanza di questo “balzello”, il giocatore non può mettere piede in campo.
La FIPAV, peraltro, applica dei parametri in base ai quali calcolare l’indennizzo che, come capita in tutti gli sport dilettantistici, nasce per tutelare il club che (in teoria) dovrebbe investire soldi sulla crescita professionale dell’atleta. Quindi lo scopo con cui è pensato il vincolo non è sbagliato in partenza, ma nei fatti si trasforma in una tassa troppo costosa in rapporto ai campionati di appartenenza, che scoraggia molti atleti e, nei fatti, impedisce la loro crescita sportiva. Spesso assistiamo a società che non investono nulla o comunque investono pochissimo nella crescita sportiva dei propri tesserati ma che, tuttavia, grazie al vincolo sportivo possono beneficiare di un importante mezzo con cui pretendere somme spesso ingiustificate.
E’ il caso giuridico capitato allo studio legale Raimondo: “avvocato, sono una pallavolista 24 enne. Sono svincolata e vorrei giocare presso un’altra società, ma il mio ultimo club non vuole liberarmi senza indennizzo”.
Nel caso di specie la ragazza aveva giocato l’ultima volta addirittura 5 anni fa, ma poi a causa di una squalifica si era incrinato il suo rapporto col sodalizio di appartenenza. Compiuti i 24 anni e formalmente svincolata, avrebbe voluto utilizzare gli ultimi anni di carriera per giocare altrove.
Iniziava così una procedura articolata che le imponeva di chiedere all’Ufficio Tesseramento di quantificare il disturbo per consentirle di tesserarsi presso un altro sodalizio. Risposta: “In base ai parametri vigenti la somma da versare all’ultimo sodalizio di appartenenza (serie D) è pari a 2.000 Euro”. Badate bene: la somma va pagata a prescindere dal sodalizio in cui ci si vorrebbe tesserare, fosse anche la prima categoria. Chiaramente la ragazza non poteva in alcun modo versare quella cifra, ma il suo ultimo sodalizio – con cui i rapporti ormai si erano incrinati – si rimetteva alla decisione dell’Ufficio Tesseramento, poi confermata anche dalla Commissione Tesseramento Atleti di Roma.
Finisce così la carriera sportiva di questa ragazza, che avrà sicuramente tanti altri obiettivi e desideri da realizzare nella sua vita. Tuttavia tra questi non ci sarà mai lo sport gestito dalla FIPAV, perché dovrebbe pagare una cifra per lei spropositata.
Questo è soltanto uno dei tantissimi esempi di carriere spezzate dal vincolo sportivo, che oggi domina il dilettantismo e costringe molti atleti ad abbandonare lo sport che amano. Per tale motivo è stato depositato un disegno di Legge volto ad abolire il vincolo sportivo. Nel fascicolo del DDL (Link) presentato in Senato pochi giorni fa, viene chiaramente sottolineato come “Con questo provvedimento s’intende risolvere un annoso problema riguardante il mondo dello sport dilettantistico. L’entusiasmo e la passione dei giovani praticanti, infatti, molto spesso vengono limitati da stringenti, incomprensibili e opprimenti vincoli sportivi che limitano, in consistente misura, la libertà degli atleti. Il diritto fondamentale del giovane atleta di svolgere liberamente in Italia l’attività agonistica in forma non professionistica è gravemente compromesso dal cosiddetto « vincolo sportivo », al quale l’atleta stesso viene assoggettato per un tempo indeterminato, o comunque evidentemente irragionevole, attraverso la famigerata sottoscrizione del « cartellino », che ne certifica ufficialmente la relazione di « appartenenza » ad una società sportiva.”
E ancora: “Molti ragazzi sono disincentivati nella prosecuzione di una pratica sportiva perché stanchi di dover militare ogni anno in una squadra che non li valorizza, nonostante le richieste che arrivino numerose da altre società. In sostanza, i giovani atleti, quantunque vogliano cambiare la società d’appartenenza, non per denaro ma per inseguire nuovi stimoli, diletto o amicizia, non possono perché frenati dal rigido dirigismo dei presidenti delle società che per l’eventuale cessione fissano prezzi eccessivamente esorbitanti che nessuno è disposto a pagare.”
Il DDL in questione prevede di ridurre la durata del vincolo sportivo ad un anno, mentre per i vincoli già in essere (disciplina transitoria) prevede la cessazione degli stessi al 30 giugno 2021. Infine, con regolamento da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, si invita il CONI a definire i princìpi e i criteri per l’adeguamento degli statuti e dei regolamenti delle federazioni sportive nazionali, nonché delle conseguenti norme organizzative interne, alle disposizioni della nuova legge. Le federazioni sportive, quindi, dovrebbero provvedere all’adeguamento, nell’ambito dell’autonomia riconosciuta dall’ordinamento, entro il termine della stagione sportiva in corso alla data di entrata in vigore della nuova legge.
Come tutelarsi nel frattempo? L’unico modo è quello di stipulare una scrittura privata con il club di appartenenza in base alla quale ci si accorda su modalità di svincolo (magari al termine di ogni anno) e costo dell’indennizzo durante il rapporto di tesseramento.
Ciò detto, l’augurio è che la normativa venga presto votata e approvata, con conseguente adeguamento dei “tariffari” da parte delle singole federazioni. Soltanto in questo modo nel dilettantismo potranno riemergere quelli che sono i valori fondanti dello sport: libertà, aggregazione ed entusiasmo.
N.B. successivamente il vincolo sportivo è stato riformato dal Governo: Link.
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