Importante novità per tutti i risparmiatori.
Lo studio legale Raimondo ha valutato la positiva fattibilità di esperire azioni giudiziali per i BFP trentennali serie Q, fino ad oggi rigettati dai collegi ABF per motivazioni non condivisibili.
Trattasi di buoni fruttiferi postali aventi una stampigliatura a tergo come questa:


Le doglianze, giuridicamente valide, si basano sulla errata applicazione della normativa fiscale (ma nel primo modulo è contestabile anche l’importo in Lire per gli ultimi dieci anni) e comportano riduzioni illegittime del rimborso che sono molto consistenti per tutti quei BFP emessi dal 1/07/1986 fino al 31/08/1987. Invece per i titoli emessi a seguito di tale data il recupero si riduce sensibilmente e l’azione risulta vantaggiosa solo in presenza di buoni di importo elevato (2 milioni o 5 milioni di Lire) o molti buoni di importo inferiore (dal milione in giù) intestati alla stessa persona.
Lo studio ricorda che i risparmiatori possono invocare la restituzione del maltolto entro dieci anni dalla riscossione.
Al momento non esiste una giurisprudenza consolidata sulle contestazioni riguardanti la normativa fiscale dei BFP Serie Q perché il numero dei ricorsi è molto ridotto, ma le sentenze esistenti danno ragione ai risparmiatori (es. Tribunale di Bergamo n. 1390/2020 e n. 124/2021, Tribunale di Vicenza del 18/05/2021), in contrasto con l’ABF che per questa problematica da ragione a Poste (situazione inversa rispetto ai BFP serie Q/P). La Cassazione, invece, ancora non si è espressa su questa particolare contestazione.
Lo studio Raimondo è in grado di far emergere le irregolarità fiscali grazie all’ausilio di una perizia inequivocabile a supporto di eccezioni giuridiche assolutamente pertinenti. Le contestazioni per i BFP Serie Q, infatti, emergono chiaramente soltanto con l’ausilio di un ricalcolo del rendimento perché i titoli apparentemente sembrano privi di difetti ma, in realtà, nascondono un subdolo errore nella metodologia di calcolo che capitalizza in modo errato la ritenuta fiscale, applicandola in anticipo ogni bimestre man mano che il BFP matura gli interessi, e non applicandola invece sul montante lordo finale. Così facendo, logicamente, la somma liquidata è inferiore a quella dovuta per legge perché l’ente postale riduce surrettiziamente il capitale applicando l’imposta non una volta sola al momento dell’incasso da parte del risparmiatore ma ogni volta che maturano gli interessi.
Se sei in possesso di BFP serie Q, contatta lo studio per maggiori informazioni.